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05 December, 2011

La nuova evangelizzazione dipende in gran parte dalla famiglia
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Il Papa riceve in Udienza i partecipanti alla XX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 1 dicembre 2011 (ZENIT.org) – Il rilancio della famiglia cristiana è parte irrinunciabile della nuova evangelizzazione. Lo ha sottolineato stamattina papa Benedetto XVI nell’Udienza ai partecipanti alla XX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
L’Assemblea, iniziata martedì 29 novembre e conclusa oggi, è stata indetta nel XXX anniversario dell’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio e dell’istituzione del Pontificio Consiglio per la Famiglia da parte del Beato Giovanni Paolo II.
“La nuova evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica”, ha esordito Benedetto XVI, ricordando che oggi, come già in passato “l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro”.

È quindi necessario ridare vigore alla famiglia, poiché essa è “via della Chiesa” e “spazio umano” dell’incontro con Cristo. La famiglia fondata sul Matrimonio sacramentale è una “comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante”.
“L’accoglienza e la trasmissione dell’amore divino - ha proseguito il Papa - si attuano nella dedizione reciproca dei coniugi, nella procreazione generosa e responsabile, nella cura e nell’educazione dei figli, nel lavoro e nelle relazioni sociali, nell’attenzione ai bisognosi, nella partecipazione alle attività ecclesiali, nell’impegno civile”.
La famiglia è anche “uno dei luoghi fondamentali in cui si vive e si educa all’amore, alla carità”, ha aggiunto.
Il Santo Padre ha poi ricordato l’ultimo Congresso Eucaristico Italiano (Leggi articolo Zenit dell’11/9/2011) in cui lui stesso ebbe occasione di esortare gli sposi e le famiglie a svolgere il loro ruolo di evangelizzatori “sia con la testimonianza della vita che con la partecipazione alle attività pastorali”.
“Vi sono degli ambiti – ha proseguito il Papa - in cui è particolarmente urgente il protagonismo delle famiglie cristiane in collaborazione con i sacerdoti e sotto la guida dei Vescovi”. Tra questi ha citato “l’educazione di bambini, adolescenti e giovani all’amore”, “la preparazione dei fidanzati alla vita matrimoniale con un itinerario di fede” e “le esperienze associative con finalità caritative, educative e di impegno civile”.
In vista del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012, Benedetto XVI ha salutato l’appuntamento come “una grande gioia ritrovarsi insieme, pregare e fare festa con le famiglie venute da tutto il mondo”.
Ha quindi invitato le famiglie milanesi e lombarde “ad aprire le porte delle loro case per accogliere i pellegrini che verranno da tutto il mondo. Nell’ospitalità – ha aggiunto - sperimenteranno gioia ed entusiasmo: è bello fare conoscenza e amicizia, raccontarsi il vissuto di famiglia e l’esperienza di fede ad esso legata”.
Il Papa ha infine esortato le famiglie partecipanti all’Incontro Mondiale di Milano a compiere “un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale, perché l’evento riesca fruttuoso e coinvolga concretamente le comunità cristiane in tutto il mondo”.

30 November, 2011

La famiglia dalla Familiaris consortio a Milano 2012
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Ricorre il trentesimo anniversario del Pontificio Consiglio per la Famiglia

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 25 novembre 2011 (ZENIT.org) – Mentre 30 anni fa, il beato Giovanni Paolo II pubblicò la sua esortazione apostolica sulla famiglia, Familiaris consortio, la cui fecondità si manifesta in tutto il mondo, le diocesi di cinque continenti si stanno preparando per celebrare il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Milano nel 2012 (30 maggio - 3 giugno 2012) sul tema Famiglia, lavoro e festa. Papa Benedetto XVI celebrerà la Messa di chiusura dell’evento il 3 giugno.

È in questo contesto che si svolgerà la prossima settimana (dal 29 novembre al 1° dicembre 2011) in Vaticano l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema del trentesimo anniversario dell’esortazione e della fondazione del dicastero.

L’assemblea è stata presentata oggi, venerdì 25 novembre 2011, in Sala Stampa Vaticana dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del dicastero, da monsignor Jean Laffitte, segretario, da mons. Carlos Simón Vázquez, vice-segretario, da padre Gianfranco Grieco, O.F.M. Conv., capo ufficio del dicastero, e dai signori Alfonso e Francesca Colzani, responsabili del servizio per la famiglia dell’Arcidiocesi di Milano.

Il Papa delle famiglie

La Familiaris consortio fu pubblicata il 22 novembre 1981, mentre il Pontificio Consiglio per la Famiglia è stato creato da Giovanni Paolo II 13 maggio 1981 (proprio il giorno dell’attentato contro il Pontefice). Ambedue sono “il frutto della sollecitudine del Beato Giovanni Paolo II per la famiglia”, ha ribadito oggi il cardinale Antonelli, citando una confidenza dell’attuale cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, che fu il primo presidente dell’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e la famiglia. Il defunto Pontefice gli disse un giorno che voleva essere ricordato come il “Papa delle famiglie”.

Proprio per ringraziare Giovanni Paolo II per il dono del documento e per la creazione del dicastero, il primo atto dell’Assemblea sarà la celebrazione di una Messa all’altare del Beato nella Basilica vaticana.

Per quanto riguarda la Familiaris consortio, il cardinale Antonelli ha sottolineato che i temi dell’esortazione sono tuttora attuali, in particolare la centralità della famiglia nella nuova evangelizzazione, la vocazione dei coniugi all’amore inteso come dono di sé e di comunione, la pedagogia della tensione alla santità, la vocazione missionaria della famiglia, la pastorale delle famiglie per le famiglie. Il porporato ha sottolineato, del resto, come la Chiesa, contrariamente alle credenze popolari, “esalta la sessualità umana e l’amore umano” e ne vede un significato che li supera, come “anticipazione delle nozze eterne”.

La santità dei coniugi cristiani

Antonelli ha ricordato inoltre che oltre ai Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi e Louis e Zélie Martin, altre cause di beatificazione di coppie sposate sono state introdotte, fra cui i coniugi Bernardini e i coniugi Gheddo, cioè i genitori di padre Piero Gheddo, ben noto ai lettori di ZENIT.

Da parte sua, monsignor Jean Laffitte ha parlato delle sfide della famiglia, al livello di società e mondiale. Ha osservato che “una delle originalità della Familiaris consortio sta nell’aver fatto dell’istituzione familiare il luogo di una riflessione fondamentale sulla società”, perché “la famiglia partecipa al suo sviluppo”, e proprio per questo non può essere “snaturata”. “Essa – così ha continuato il segretario del dicastero - ha vocazione ad arricchire la società della sua esperienza dei legami di comunione e solidarietà che la rendono adatta a formare un nuovo ordine mondiale”.

Per mons. Laffitte, la Familiaris consortio è stato “un testo profetico” ed è ancora fecondo oggi, proprio in un momento in cui si registra una “perdita della speranza nell’amore umano”, ricordando in particolare “l’importanza dell’apertura alla vita” e del “progetto familiare”.

Più di una priorità

Il segretario del dicastero vaticano ha ricordato inoltre le parole di Giovanni Paolo II, il quale chiamò nel 1981 la pastorale familiare una “priorità”. Usando parole più forti, il Pontefice affermò poi, nel 1995, che la famiglia non era “un’opzione della pastorale, ma la sua dimensione più fondamentale”.

Monsignor Laffitte ha anche ribadito l’importanza della preparazione dei fidanzati e ha confermato che il dicastero lavora a stretto contatto con le diocesi e con le associazioni e i movimenti familiari ad un documento sulla preparazione - remota, prossima ed immediata - al sacramento, inclusi per “i battezzati non praticanti”.

Mons. Simón Vázquez, ha presentato il programma dell’incontro, che inizierà martedì 29 novembre con la Messa presieduta da mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. I lavori inizieranno con gli interventi del cardinale Antonelli e di mons. Laffitte.

L’ultimo giorno, il 1° dicembre la messa sarà presieduta dal cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, presidente della Conferenza Episcopale Francese (CEF), della quale è stato in precedenza responsabile della pastorale per le famiglie. L’incontro si concluderà con un momento festivo, in linea con il tema di Milano 2012.

Da parte sua, padre Grieco ha ricordato che le catechesi preparatorie per Milano 2012 sono state tradotte in varie lingue, tra le quali anche l’ungherese, il romeno e l’arabo. Una traduzione cinese è in preparazione.

Una festa delle famiglie

Padre Grieco ha presentato anche il numero speciale di Familia et Vita, la rivista del Pontificio Consiglio (anno XVI, n. 2-3/2011), per celebrare il 30° anniversario dell’esortazione apostolica, con gli interventi di esperti di tutto il mondo. Gli interventi all’Assemblea plenaria saranno pubblicati nel primo numero di Familia et Vita del 2012.
I coniugi Colzani hanno spiegato poi come l’evento del 2012 sarà davvero “mondiale” ed una “festa per tutte le famiglie”. A Milano, vengono lanciate molte iniziative. Una delle più originali è la “open day aziendale”, per fare conoscere ai bambini il lavoro dei genitori.

03 November, 2011

Il Papa: le migrazioni, opportunità provvidenziale per annunciare il Vangelo
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Chiede per migranti e rifugiati comprensione, accoglienza e rispetto

CITTA' DEL VATICANO, martedì, 25 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Comprensione, accoglienza e rispetto sono i sentimenti che devono caratterizzare l'azione dei credenti nei confronti dei migranti e dei rifugiati, i cui spostamenti rappresentano “un'opportunità provvidenziale” per l'annuncio del Vangelo.
E' quanto si legge nel Messaggio di Papa Benedetto XVI per la 98ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà domenica 15 gennaio 2012.
Nel testo, sul tema “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, diffuso questo martedì dalla Sala Stampa della Santa Sede, il Papa ricorda in primo luogo che l'annuncio di Gesù Cristo unico Salvatore del mondo è la “missione essenziale della Chiesa” ed è sempre più urgente nel mondo di oggi, “in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi possibili spostamenti di singoli e di gruppi”.
Le migrazioni interne o internazionali, “come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per fuggire dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi naturali”, hanno infatti prodotto “una mescolanza di persone e di popoli senza precedenti, con problematiche nuove non solo da un punto di vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale”.
Le “conseguenze della secolarizzazione, l’emergere di nuovi movimenti settari, una diffusa insensibilità nei confronti della fede cristiana, una marcata tendenza alla frammentarietà, rendono difficile focalizzare un riferimento unificante che incoraggi la formazione di una sola famiglia di fratelli e sorelle”, osserva il Papa.
“In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane ad essere intrepide annunciatrici della novità evangelica”, “sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di tradizione cristiana”.
Il nostro tempo, ha segnalato Benedetto XVI, “è segnato da tentativi di cancellare Dio e l’insegnamento della Chiesa dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e l’indifferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana”.
In questo contesto, “i migranti che hanno conosciuto Cristo e l’hanno accolto non di rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita, a perdere il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e spesso conducono un’esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo”.
“Cresciuti in seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l’antica tradizione di fede non è più convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta ad un fatto culturale”.
La sfida della Chiesa è quindi quella di “aiutare i migranti a mantenere salda la fede, anche quando manca l’appoggio culturale che esisteva nel Paese d’origine, individuando anche nuove strategie pastorali, come pure metodi e linguaggi per un’accoglienza sempre vitale della Parola di Dio”.
Il fenomeno migratorio odierno, sottolinea il Papa nel suo Messaggio, è “un’opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo”.
Accoglienza
Benedetto XVI ricorda poi che i rifugiati che chiedono asilo, “fuggiti da persecuzioni, violenze e situazioni che mettono in pericolo la loro vita”, “hanno bisogno della nostra comprensione e accoglienza, del rispetto della loro dignità umana e dei loro diritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri”.
“La loro sofferenza invoca dai singoli Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti di mutua accoglienza, superando timori ed evitando forme di discriminazione e che si provveda a rendere concreta la solidarietà anche mediante adeguate strutture di ospitalità e programmi di reinsediamento”.
Tutto ciò, rileva, “comporta un vicendevole aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da anni accolgono un gran numero di persone in fuga e una maggiore condivisione delle responsabilità tra gli Stati”.
“Le comunità cristiane riservino particolare attenzione per i lavoratori migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera, della solidarietà e della carità cristiana”, auspica, chiedendo “la valorizzazione di ciò che reciprocamente arricchisce, come pure la promozione di nuove progettualità politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della dignità di ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una dignitosa sistemazione, al lavoro e all’assistenza”.
Allo stesso modo, il Vescovo di Roma esorta ad aiutare i “numerosi studenti internazionali che affrontano problemi di inserimento, difficoltà burocratiche, disagi nella ricerca di alloggio e di strutture di accoglienza”.
“In modo speciale, le Università di ispirazione cristiana siano luogo di testimonianza e d’irradiazione della nuova evangelizzazione, seriamente impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico, al progresso sociale, culturale e umano, oltre che a promuovere il dialogo fra le culture, valorizzando l’apporto che possono dare gli studenti internazionali”.
Questi giovani, conclude, “saranno spinti a diventare essi stessi attori della nuova evangelizzazione se incontreranno autentici testimoni del Vangelo ed esempi di vita cristiana”.



Messaggio del Santo Padre in vista della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (15 gennaio 2012)
CITTA' DEL VATICANO, martedì, 25 ottobre 2011 (ZENIT.org) -Riportiamo il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI in vista della 98a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che avrà come tema Migrazioni e nuova evangelizzazione e sarà celebrata domenica 15 gennaio 2012.
* * *
Cari Fratelli e Sorelle!
Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo "costituisce la missione essenziale della Chiesa, compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della - società attuale non rendono meno urgenti" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14). Anzi, oggi avvertiamo l’urgenza di promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera di evangelizzazione in un mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi possibili spostamenti di singoli e di gruppi. In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane ad essere intrepide annunciatrici della novità evangelica, facendo risuonare nel nostro cuore le parole di san Paolo: "Annunciare il Vangelo non è per me un vanto; perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1Cor 9,16).
Il tema che ho scelto quest’anno per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – "Migrazioni e nuova evangelizzazione" – nasce da questa realtà. L’ora presente, infatti, chiama la Chiesa a compiere una nuova evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di tradizione cristiana.
Il Beato Giovanni Paolo II ci invitava a "nutrirci della Parola, per essere «servi della Parola» nell’impegno dell’evangelizzazione ..., [in una situazione] che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza" (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 40). Le migrazioni interne o internazionali, infatti, come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per fuggire dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi naturali, hanno prodotto una mescolanza di persone e di popoli senza precedenti, con problematiche nuove non solo da un punto di vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale. Le attuali ed evidenti conseguenze della secolarizzazione, l’emergere di nuovi movimenti settari, una diffusa insensibilità nei confronti della fede cristiana, una marcata tendenza alla frammentarietà, rendono difficile focalizzare un riferimento unificante che incoraggi la formazione di "una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze", come scrivevo nel Messaggio dello scorso anno per questa Giornata Mondiale. Il nostro tempo è segnato da tentativi di cancellare Dio e l’insegnamento della Chiesa dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e l’indifferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana.
In tale contesto, i migranti che hanno conosciuto Cristo e l’hanno accolto non di rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita, a perdere il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e spesso conducono un’esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo. Cresciuti in seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l’antica tradizione di fede non è più convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta ad un fatto culturale. Qui la Chiesa è posta di fronte alla sfida di aiutare i migranti a mantenere salda la fede, anche quando manca l’appoggio culturale che esisteva nel Paese d’origine, individuando anche nuove strategie pastorali, come pure metodi e linguaggi per un’accoglienza sempre vitale della Parola di Dio. In alcuni casi si tratta di un’occasione per proclamare che in Gesù Cristo l’umanità è resa partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore, viene aperta ad un orizzonte di speranza e di pace, anche attraverso il dialogo rispettoso e la testimonianza concreta della solidarietà, mentre in altri casi c’è la possibilità di risvegliare la coscienza cristiana assopita, attraverso un rinnovato annuncio della Buona Novella e una vita cristiana più coerente, in modo da far riscoprire la bellezza dell’incontro con Cristo, che chiama il cristiano alla santità dovunque si trovi, anche in terra straniera.
L’odierno fenomeno migratorio è anche un’opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Uomini e donne provenienti da varie regioni della terra, che non hanno ancora incontrato Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera parziale, chiedono di essere accolti in Paesi di antica tradizione cristiana. Nei loro confronti è necessario trovare adeguate modalità perché possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestimabile della salvezza, che per tutti è sorgente di "vita in abbondanza" (cfr Gv 10,10); gli stessi migranti hanno un ruolo prezioso a questo riguardo poiché possono a loro volta diventare "annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo" (Esort. ap. Verbum Domini, 105).
Nell’impegnativo itinerario della nuova evangelizzazione, in ambito migratorio, assumono un ruolo decisivo gli Operatori pastorali – sacerdoti, religiosi e laici – che si trovano a lavorare sempre più in un contesto pluralista: in comunione con i loro Ordinari, attingendo al Magistero della Chiesa, li invito a cercare vie di fraterna condivisione e di rispettoso annuncio, superando contrapposizioni e nazionalismi. Da parte loro, le Chiese d’origine, quelle di transito e quelle d’accoglienza dei flussi migratori sappiano intensificare la loro cooperazione, a beneficio sia di chi parte sia di chi arriva e, in ogni caso, di chi ha bisogno di incontrare sul suo cammino il volto misericordioso di Cristo nell’accoglienza del prossimo. Per realizzare una fruttuosa pastorale di comunione, potrà essere utile aggiornare le tradizionali strutture di attenzione ai migranti e ai rifugiati, affiancandole a modelli che rispondano meglio alle mutate situazioni in cui si trovano a interagire culture e popoli diversi.
I rifugiati che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni, violenze e situazioni che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della nostra comprensione e accoglienza, del rispetto della loro dignità umana e dei loro diritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri. La loro sofferenza invoca dai singoli Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti di mutua accoglienza, superando timori ed evitando forme di discriminazione e che si provveda a rendere concreta la solidarietà anche mediante adeguate strutture di ospitalità e programmi di reinsediamento. Tutto ciò comporta un vicendevole aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da anni accolgono un gran numero di persone in fuga e una maggiore condivisione delle responsabilità tra gli Stati.
La stampa e gli altri mezzi di comunicazione hanno un ruolo importante nel far conoscere, con correttezza, oggettività e onestà, la situazione di chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti e desidera iniziare a costruirsi una nuova esistenza.
Le comunità cristiane riservino particolare attenzione per i lavoratori migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera, della solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione di ciò che reciprocamente arricchisce, come pure la promozione di nuove progettualità politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della dignità di ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una dignitosa sistemazione, al lavoro e all’assistenza.
Sacerdoti, religiosi e religiose, laici e, soprattutto, giovani uomini e donne siano sensibili nell’offrire sostegno a tante sorelle e fratelli che, fuggiti dalla violenza, devono confrontarsi con nuovi stili di vita e difficoltà di integrazione. L’annuncio della salvezza in Gesù Cristo sarà fonte di sollievo, speranza e "gioia piena" (cfr Gv 15,11).
Desidero infine ricordare la situazione di numerosi studenti internazionali che affrontano problemi di inserimento, difficoltà burocratiche, disagi nella ricerca di alloggio e di strutture di accoglienza. In modo particolare le comunità cristiane siano sensibili verso tanti ragazzi e ragazze che, proprio per la loro giovane età, oltre alla crescita culturale, hanno bisogno di punti di riferimento e coltivano nel loro cuore una profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio. In modo speciale, le Università di ispirazione cristiana siano luogo di testimonianza e d’irradiazione della nuova evangelizzazione, seriamente impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico, al progresso sociale, culturale e umano, oltre che a promuovere il dialogo fra le culture, valorizzando l’apporto che possono dare gli studenti internazionali. Questi saranno spinti a diventare essi stessi attori della nuova evangelizzazione se incontreranno autentici testimoni del Vangelo ed esempi di vita cristiana.
Cari amici, invochiamo l’intercessione di Maria, "Madonna del cammino", perché l’annuncio gioioso della salvezza di Gesù Cristo porti speranza nel cuore di coloro che, lungo le strade del mondo, si trovano in condizioni di mobilità. A tutti assicuro la mia preghiera e imparto la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 21 Settembre 2011


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