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04 April, 2014

Nel matrimonio l’amore è più forte di qualunque litigio
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Durante l'Udienza Generale, papa Francesco ricorda che l'unione coniugale è un riflesso dell'alleanza tra Dio e l'uomo

CITTA' DEL VATICANO, 02 Aprile 2014 (Zenit.org) - Il sacramento del matrimonio affonda le sue radici nella creazione del mondo e nell’alleanza tra uomo e Dio (cfr. Gen 1,27; 2,24). Lo ha detto papa Francesco durante l’Udienza Generale di stamattina che conclude il ciclo di catechesi sui sacramenti.
“Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore - ha ricordato il Santo Padre -. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva”.
La celebrazione del matrimonio tra un uomo e una donna, è qualcosa in cui Dio, in qualche modo si “rispecchia” e imprime negli sposi “i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore”, ha spiegato il Pontefice.
L’immagine di Dio, quindi, non è riflessa nell’uomo o nella donna, ognuno distinto dall’altro, bensì nella “alleanza fra l’uomo e la donna” che sono “creati per amare” e la cui unione coniugale realizza tale vocazione “nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva”.
Anche nella Santissima Trinità, infatti, è riscontrabile l’amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che “vivono da sempre in unità perfetta”. Parimenti il “mistero del Matrimonio” è proprio in Dio che fa dei due sposi “una sola esistenza” o, come dice la Bibbia, “un’unica carne”.
Si sofferma sul “mistero” del matrimonio anche San Paolo che ricorda quanto il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa sia “squisitamente nuziale” (cfr. Ef 5,21-33). Ciò significa che il matrimonio “risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48; Familiaris consortio, 56)”, ha sottolineato il Papa.
L’unione tra uomo e donna è una vera e propria “consacrazione” in nome del “loro amore” e “per amore”. “Gli sposi, infatti – ha aggiunto - in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio”.
Nel matrimonio “il vero legame è sempre col Signore” e questo legame si rafforza “quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo”. Pur con tutte le difficoltà che la vita matrimoniale comporta – difficoltà economiche e lavorative, nervosismo, litigi – “non dobbiamo diventare tristi per questo”, ha esortato papa Francesco.
“La condizione umana è così. Ma il segreto è che l’amore è più forte di quando si litiga. E per questo io consiglio agli sposi, sempre, di non finire la giornata in cui hanno litigato senza fare la pace. Sempre!”, ha poi concluso il Santo Padre.


27 February, 2014

Francesco bussa alle porte delle famiglie e chiede preghiere per il Sinodo
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Il Papa invia una Lettera alle famiglie cristiane del mondo in vista dell'assise dei Vescovi di ottobre ed evidenzia la vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nella società di oggi

Di Salvatore Cernuzio
CITTA' DEL VATICANO, 25 Febbraio 2014 (Zenit.org) - Bussa alla porta di casa di tutte le famiglie del mondo Papa Francesco, e dalla soglia chiede il sostegno nella preghiera per il Sinodo dei Vescovi di ottobre. Un appuntamento importante che coinvolge l’intero “Popolo di Dio”, su problematiche fondamentali e delicate relative alla vocazione e alla missione della famiglia nella Chiesa e nella società. Temi attuali, quindi, come “i problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli”, verso cui, oggi, sono tante le attese e forti le pretese.
Il Papa, consapevole di questo, chiede allora l’appoggio spirituale di ogni famiglia, le cui “nuove urgenze pastorali” sono una priorità per la Chiesa odierna. “Il sostegno della preghiera – scrive il Pontefice - è quanto mai necessario e significativo specialmente da parte vostra, care famiglie”. “Vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo – insiste - affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”.
Inoltre, spiega Papa Francesco, dopo il Sinodo straordinario, il prossimo anno si terrà quello ordinario, sempre dedicato alla famiglia. E nel settembre 2015 si terrà anche l’Incontro mondiale delle Famiglie a Philadelphia. L’invito del Pontefice è dunque che, “attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo”.
Evidenzia poi che la lettera è stata firmata il 2 febbraio, nel giorno in cui si celebra la festa della Presentazione di Gesù al tempio, in cui l'evangelista Luca narra che la Madonna e san Giuseppe portarono il Bambino al tempio per offrirlo al Signore, e che due anziani, Simeone e Anna, “mossi dallo Spirito Santo, andarono loro incontro e riconobbero in Gesù il Messia”. Simeone “lo prese tra le braccia e ringraziò Dio perché finalmente aveva ‘visto’ la salvezza” - dice il Papa - e Anna, “malgrado l’età avanzata, trovò nuovo vigore e si mise a parlare a tutti del Bambino”.
“È un’immagine bella”, commenta Bergoglio, “due giovani genitori e due persone anziane, radunati da Gesù”. Una dimostrazione di come “davvero Gesù fa incontrare e unisce le generazioni”. Egli, sottolinea il Santo Padre, “è la fonte inesauribile di quell’amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza”. Per questo la Sua presenza è fondamentale “nel vostro cammino familiare”, dice il Pontefice: “Voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà”; tuttavia, “se manca l’amore manca la gioia”. E l’unico “amore autentico” lo dona Cristo, che – afferma Bergoglio - “ci offre la sua Parola”, “illumina la nostra strada”, “ci dà il Pane di vita e sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino”.
Prima di concludere, il Vescovo di Roma torna a ribadire alle famiglie del mondo che la loro preghiera per il Sinodo “sarà un tesoro prezioso che arricchirà la Chiesa”. Infine ringrazia e, come abitudine, chiede di pregare per lui, “perché possa servire il Popolo di Dio nella verità e nella carità”. Impartisce poi la Benedizione apostolica, invocando “la protezione della Beata Vergine Maria e di san Giuseppe”, affinché “accompagni sempre tutti voi e vi aiuti a camminare uniti nell’amore e nel servizio reciproco”.
La presentazione della Lettera del Pontefice è affidata all’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, il quale sottolinea che l’intento del Santo Padre è di far sì che le famiglie non siano “semplicemente l’oggetto di un’attenzione”, bensì “anche il soggetto” del cammino sinodale. Esse sono infatti “la parte preponderante” della Chiesa, “segnate dal Sacramento del Matrimonio”.
Infatti, nota il presule, “se non ci fossero le famiglie, la parola di Gesù - la parola della Chiesa, la parola del Papa - sull’amore sponsale che è capace di aprirsi all'agape di Dio per tutti, apparirebbe astratta, velleitaria, inefficace”. Questo chiarisce il senso dell’“aiuto” che il Pontefice chiede alle famiglie cristiane, ovvero “di sentire la responsabilità della loro missione in questo nostro tempo così confuso e inquieto”. In tal senso, spiega Paglia, “la nostra lettera siete voi”.


06 February, 2014

Grazie, neocatecumenali,
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Il Papa incontra oltre 10.000 rappresentanti del Cammino Neocatecumenale, invia 414 famiglie in missione nel mondo ed esorta a cercare sempre la comunione e l'unità ecclesiale

CITTA' DEL VATICANO, 01 Febbraio 2014 (Zenit.org) - Un tripudio di gioia. Non si può definire diversamente il primo incontro di oggi, in Aula Paolo VI, di Papa Francesco con i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale. Circa 10.000 le persone presenti, “anche di più” ha osservato qualche gendarme, azzardando una cifra intorno ai 12.000. Al di là dei numeri - sempre esorbitanti negli incontri neocatecumenali - ciò che colpiva questa mattina era la composizione dell’assemblea.
Sotto le volte della “Aula Nervi” si sono radunati giovani, sacerdoti, seminaristi, itineranti, catechisti, famiglie. E spiccavano sul grande palco anche 50 vescovi e 11 cardinali, tra cui Vallini, Filoni, Cañizares, Schönborn, i due Stanislaw, Dziwisz e Rylko, Rouco Varela e Romeo. E ancora: gli emeriti Di Giorgi, Cordes e Stafford, e l’arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, che riceverà la porpora il prossimo 22 febbraio.
I veri protagonisti dell’incontro, però, erano i bambini. Così tanti da emozionare anche il Santo Padre, che appena entrato - in ritardo e quasi a sorpresa, accolto dalle note di un inno a Maria – ha rivolto loro un “saluto pieno di affetto” e ha chiesto: “Possiamo vederli?”. In quel momento, le mamme e i papà hanno sollevato i loro piccoli (alcuni anche di pochi mesi), per far giungere sulla loro testolina la benedizione del Pontefice.
Una benedizione speciale l’hanno poi ricevuta anche gli stessi genitori, direttamente dalle mani del Papa che, al termine dell’incontro, ha inviato 414 famiglie in missione “per annunciare e testimoniare il Vangelo” in ogni parte del mondo, come già fecero i suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Di questi nuclei familiari, 174 faranno parte delle 40 nuove “missio ad gentes” che verranno aggiunte alle 52 già esistenti. Asia, Vietnam e Mongolia le principali destinazioni, ma anche Europa e Stati Uniti: terre accomunate da una quasi totale scristianizzazione, per cui è “un miracolo” che si sia aperta una strada per il Vangelo di Cristo, come ha sottolineato l’iniziatore Kiko Argüello. E per cui è probabile incontrare non poche difficoltà: a cominciare dal dover imparare una lingua nuova e “difficile”, che – ha detto l’ex pittore – è comunque un modo per “evangelizzare non come conquistatori, ma umilmente come poveri tra i poveri”, come insegnava il mistico francese Charles de Focauld, fonte di ispirazione della prima evangelizzazione di Argüello nelle baracche di Madrid.
Ma non solo, ha osservato poi Papa Francesco nel suo discorso: è necessaria anche “una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare”, visto che il più delle volte “si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite”. È “apprezzabile” pertanto la “fatica” di apprendere un nuovo idioma, ma “tanto più importante sarà il vostro impegno ad 'imparare' le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo". Tranquilli però – ha rassicurato Bergoglio - “dovunque andiate, vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi. Questo è importante. Il Signore sempre ci precede!”; “Dio sparge dovunque i semi del suo Verbo”, anche “nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse”.
Un incoraggiamento, dunque, a proseguire questa nuova Evangelizzazione che il Cammino persegue da oltre trent’anni portando un annuncio cristiano in tutti e cinque i continenti, soprattutto in quelle “periferie esistenziali” dove esistono bambini che non sanno neanche che vuol dire farsi il segno della croce. Il Papa, infatti, ha espresso viva gratitudine ai membri di questo “itinerario di formazione cristiana” per “la gioia della vostra fede e l’ardore della vostra testimonianza cristiana”. E ha aggiunto: “La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo”.
Come un padre amorevole, “a nome della Chiesa, la nostra Santa Madre Chiesa gerarchica, come amava dire Sant'Ignazio di Loyola”, il Papa ha voluto lasciare alcune “semplici raccomandazioni” per rendere ancora più efficace il servizio del Cammino Neocatecumenale nelle parrocchie e nel mondo. Innazitutto: “Avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare”.
“Il Cammino ha un proprio carisma, una propria dinamica, un dono che come tutti i doni dello Spirito ha una profonda dimensione ecclesiale – ha sottolineato Francesco - questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali”.
“La comunione è essenziale”, ha ribadito il Papa, suggerendo che “a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”. In virtù di questa unità a cui tutta la Chiesa è chiamata, il Pontefice ha esortato quindi “ad avere cura con amore gli uni degli altri, in particolar modo dei più deboli”.
Il Cammino, inoltre, è un “itinerario di scoperta del proprio Battesimo”, come aveva evidenziato Kiko, illustrando al Santo Padre un tabellone con le diverse tappe che scandiscono il percorso neocatecumenale. In quanto tale, “è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella possono trovare delle difficoltà impreviste”, ha osservato Bergoglio, raccomandando che, in questi casi, “l’esercizio della pazienza e della misericordia da parte della comunità è segno di maturità nella fede”. Inoltre, ha affermato, “la libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche l’eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”.
Prima di concludere, Papa Francesco si è nuovamente rivolto alle “care famiglie” e ai “cari fratelli e sorelle”, e ha esortato: “Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati”. “Per questo Dio ha inviato il Suo Figlio – ha aggiunto - perché Lui prendesse i nostri peccati su di sé”. I Neocatecumenali siano dunque “messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre”.
Infine, l’affidamento alla Vergine, Colei che – aveva detto prima Kiko – “ci ha ispirato a formare comunità cristiane sull’esempio della Sacra Famiglia di Nazareth”. “Vi affido alla nostra Madre Maria – ha concluso il Santo Padre - affinché ispiri e sostenga sempre il vostro apostolato. Alla scuola di questa tenera Madre siate missionari zelanti e gioiosi. Non perdete la gioia! Avanti!”.


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