Il pellegrinaggio a Madrid è stata un’esperienza bellissima, eravamo io e Lucia con Davide, Matteo, Marco ed Emanuele, nel nostro pullman avevamo 12 bambini, tante coppie e qualche anziano, il Signore ha suscitato una profonda comunione, dall'inizio alla fine. La giornata di Madrid è stata molto importante perché ci ha inserito in un oceano variopinto e variegato che ci rendeva partecipi e rappresentanti di un popolo ben più vasto che noi facevamo presente con tutti i nostri limiti, ma anche pieni di una gioia che ci sorpassava e non potevamo contenere, tutto traboccava come per una grazia speciale sicuramente legata al dono grande della "famiglia". Un’altra grazia che il Signore ci ha regalato è stata la possibilità di poter celebrare l'eucarestia (insieme agli altri pullman della Toscana) nella chiesa della Madonna del Pilar, presieduta dal vescovo di Saragozza. Il Vescovo era felicissimo e ha fatto una bellissima omelia tutta incentrata sulla famiglia, ci ha esortato alla testimonianza e ci ha fatto sentire tutti in perfetta sintonia con la sua azione pastorale. Potrei raccontarti tanti piccoli miracoli successi in mezzo a noi, soprattutto relativi a rapporti tra genitori e figli, per la possibilità che il Signore ci ha dato di mettere in comune tante esperienze di vita, ma mi viene in mente una lettera che ho scritto ad Avvenire che credo possa esprimere meglio delle mie parole quello che è stata l'esperienza di Madrid.
Caro Direttore, considerando i tempi attuali e la seria minaccia in atto contro la famiglia, sono rimasto impressionato nel leggere una lettera di Jacques Maritain a Paolo VI. Questo il testo: «Saranno soprattutto i laici cristiani “semplici”, con la loro vita familiare e di lavoro, con la loro amicizia, la loro cultura e spiritualità, a rendere presente il Vangelo nel mondo futuro. Se nei secoli antichi furono i monasteri a tener vivo il seme del cristianesimo e della cultura in un mondo ostile e imbarbarito, domani saranno le famiglie e le piccole comunità di laici cristiani a costruire una costellazione di focolari per mantener viva la fiamma della fede e della preghiera. Nel migliore dei casi questi focolai di luce spirituale dispersi nel mondo diverranno un giorno come il fermento che farà lievitare tutta la pasta. Nel peggiore dei casi costituiranno una diaspora più o meno perseguitata, grazie alla quale la presenza di Gesù e del Suo amore dimorerà, malgrado tutto, in un mondo apostata».
Come non vedere in tutto ciò uno spirito profetico che ci mostra il grande discernimento della Chiesa in una perfetta comunione, considerando che queste sagge parole si stanno veramente incarnando nella società di oggi? Ma soprattutto cosa temere? Tutti noi facciamo parte di un disegno di salvezza che davvero ci sovrasta, che guarda molto poco alle nostre inadeguatezze, ma esige semplicemente che noi ci lasciamo guidare, come ha fatto la Vergine Maria, in un’ avventura che è già stata preparata. Certamente chiamati ogni giorno a rimettere tutto nelle mani di Dio, a portare con tante tribolazioni un fardello che spesso sembra improponibile,
insopportabile, ma che Cristo ha reso glorioso per la salvezza di ogni uomo. Che cosa enorme, pensare che anch’io con la mia famiglia e con tanti fratelli, faccio parte di questo progetto misterioso. Come non avere zelo, non avere amore, per un’opera così santa?