|
|
05 March, 2016 |
|
Norvegia: tolta la custodia dei figli a due coniugi “troppo cristiani”
|
di -
|
La società moderna entra nel paradosso: con una mano concede i bambini, attraverso metodi di fecondazione eterologa che si basano sullo sfruttamento del corpo femminile, a chi ne rivendica il possesso come un diritto; con l’altra mano sottrae i figli alle proprie legittime famiglie. Quest’ultimo caso si è recentemente verificato ai danni di una famiglia, “accusata” dalle autorità di impartire alla prole un’educazione troppo cristianamente indirizzata. È successo non nei territori del Medio Oriente occupati dall’Isis, né in uno di quei Paesi in cui i cristiani rappresentano una minoranza religiosa perseguitata. Ma è successo in Norvegia, ridente e pacifico Paese situato nell’estremo nord dell’Europa, collocato dall’immaginario collettivo nel gotha della tolleranza. Le vittime di questo episodio sono i coniugi Bodnariu, lui romeno (Marius) e lei norvegese (Ruth), e i loro cinque figli: Eliana (9 anni), Noemi (7), Matei (5), Ioan (2) e Ezekiel (4 mesi), che i servizi sociali hanno tolto alla custodia dei genitori lo scorso 16 novembre. Lo hanno fatto recandosi presso la scuola che frequentano i bambini più grandi. Li hanno presi con loro e poi si sono recati a casa Bodnariu, dove hanno arrestato Ruth, la quale è stata poi rilasciata dopo un interrogatorio. Stessa sorte è toccata a Marius, arrestato mentre si trovava al lavoro. In un primo momento, le autorità non avrebbero fornito spiegazioni ai due coniugi. Solo successivamente, come ha riportato Tempi, tramite il loro legale sono riusciti a dirimere la coltre di mistero. L’intervento dei servizi sociali sarebbe partito dopo una segnalazione da parte della preside della scuola dei loro figli, preoccupata perché le due bambine più grandi avevano parlato di castighi da parte dei genitori. Nella lettera inviata ai servizi sociali, la preside non ha mancato di segnalare che i due coniugi sono “molto cristiani”, così come gli zii e la nonna paterna, il che li porterebbe a credere in un Dio che “punisce i peccati”. La preside, sebbene convinta che i bambini non abbiano subito violenza fisica, è dunque persuasa che questo clima religioso inibisca i piccoli. A seguito degli accertamenti effettuati, è emerso che i bambini nascondono spesso le marachelle per evitare che i genitori possano dar loro delle sculacciate. Al tempo stesso, i bambini hanno spiegato di non temere mamma e papà e di non essere per nulla spaventati dall’idea di tornare a casa. Come in un romanzo kafkiano, i due coniugi sono stati costretti a difendersi da queste accuse durante gli interrogatori. Hanno ammesso di aver sgridato e talvolta sculacciato i propri figli, ma hanno negato con fermezza di aver mai “abusato” dei loro figli, azione di cui le autorità hanno insistentemente chiesto conto. Oltre l’umiliazione, i genitori hanno dovuto subire anche un’assurda accusa di colpevolezza, tale da spingere le autorità a sottrarre loro tutti e cinque i figli e a distribuirli in diverse case famiglie. Secondo fonti citate sempre da Tempi, i bambini avrebbero scritto diverse lettere ai genitori, che però non sono mai state consegnate. I servizi sociali hanno negato l’esistenza di queste lettere e hanno affermato che ai bambini non mancano i genitori. Secondo i nonni dei piccoli non v’è alcun dubbio circa il fatto che “l’educazione cristiana dei bambini è ciò su cui verte l’azione delle istituzioni norvegesi”. Un’azione che appare spietata: il neonato viene visto e allattato solo due volte a settimana, mentre gli altri due maschietti si incontrano con la madre solo una volta a settimana. Le due figlie più grandi, invece, non possono vedere mai i genitori. Un gesto di clemenza si è consumato lo scorso 18 febbraio, quando la famiglia si è finalmente potuta ricongiungere per diverse ore. Intanto, però, è partito l’iter di adozione. La società civile non è rimasta indifferente a questa vessazione. Quasi 60mila sono le persone che finora hanno aderito a una raccolta firme per chiedere al Governo norvegese di intervenire per mettere fine a questo incubo. Tuttavia la ministra norvegese della Gioventù, Solveig Horne, ha seccamente risposto: “Ciò che accade in famiglia, non è più solo una questione privata”. Ed ha aggiunto: “Nessuno può dire che secondo la propria religione è consentito picchiare un bambino. Per la legge norvegese, questo non è permesso”. Secondo la ministra dunque, qualche sculacciata subita deve portare inevitabilmente al trauma di essere strappati ai propri genitori. Non la pensano come lei moltitudini di persone, nel suo Paese ma soprattutto nel resto d’Europa. Attestazioni di solidarietà giungono costantemente alla famiglia Bodnariu. Il prossimo 16 aprile in migliaia si riuniranno in strada per chiedere la liberazione dei bambini in centinaia di città romene, negli Stati Uniti, in Australia e in diverse capitali europee. La libertà religiosa è in pericolo anche in Occidente. E la gente ha iniziato a prenderne coscienza.
|
22 February, 2016 |
|
Un incontro d’eccezione
|
di -
Geppe Nicotra
|
Organizzato dal locale Comitato Difendiamo i nostri figli, dall’associazione ProVita e dall’associazione Famiglie Numerose Cattoliche, presso l’auditorium della parrocchia San Pio X e, nonostante il penalizzante orario del primo pomeriggio, seguito da un nutrito numero di partecipanti, ha avuto luogo la scorsa settimana un evento con due ospiti d’eccezione: Alexey Komov, ambasciatore presso le Nazioni Unite del Congresso Mondiale delle Famiglie, accompagnato per un tour attraverso diverse città dal presidente di ProVita Toni Brandi. A seguito del Family Day del 30 gennaio scorso, a cui entrambi hanno preso parte, per due settimane hanno tenuto incontri in varie città italiane, in un tour dal tema “La difesa della famiglia in Italia e nel mondo”. La tappa a Massa è stata ricavata nel percorso Trento-Livorno, dove entrambi avrebbero preso parte ad un Simposio ecumenico presso i locali della curia vescovile. Il tema dell’incontro a Massa, “La famiglia è sotto attacco: difendiamola!”, è stato introdotto dall’avvocato Sonia Mannella, presidente del locale Comitato Difendiamo i nostri figli, che ha anche presentato gli oratori agli intervenuti. Toni Brandi, dopo un veloce accenno alle teorie del gender, ha affrontato il tema illustrando la rivoluzione antropologica soggiacente all’impianto del ddl Cirinnà: se tutto è famiglia, niente è famiglia. Anziché sostenere la famiglia, cellula della società, questa legislatura l’ha attaccata, dapprima con l’introduzione del divorzio breve ed ora con il tentativo di introdurre il “matrimonio gay”. I diritti civili sono già garantiti dal codice civile, eccetto la pensione di reversibilità e le adozioni. Il ddl in discussione è anticostituzionale perché equipara il matrimonio alle unioni civili, è in conflitto con il principio di uguaglianza e di non discriminazione che impone che situazioni diverse vadano trattate diversamente. Ha, quindi, velocemente accennato al caso di Elisa Anna Gomez, che ha dato in Senato la sua esperienza sull’aberrante pratica dell’utero in affitto: offertasi come madre surrogata per una coppia gay, alla nascita la bambina – contrariamente agli accordi – le viene strappata, senza avere ulteriori possibilità di contatti. Ha iniziato una battaglia legale che, grazie ai giudici e al suo avvocato compiacente, l’ha vista perdente e costretta a pagare quasi 600 dollari al mese di assegni di mantenimento, pur nell’impossibilità di avere ulteriori contatti con la figlia. La Gomez ha terminato l’intervento con l’appello: «Non togliete ai bambini i loro diritti prima della loro nascita!». Brandi ha successivamente accennato alle conseguenze che patiscono, e sulle quali non vengono informate, quante si offrono come madri surrogate: tumori ed anche la morte. Ha citato, poi, quanto accaduto recentemente in un albergo a Milano, dove un’agenzia ha presentato il listino prezzi e fornito le indicazioni per chi volesse ricorrere alla pratica dell’utero in affitto all’estero. Ha concluso il suo intervento citando articoli e fatti recenti, che mostrano che matrimoni e adozioni gay sono una priorità per il mondo occidentale perché dietro c’è un giro d’affari globale del mondo Lgbt di ben 3mila miliardi di dollari. Alexey Komov anche in qualità di portavoce della Commissione famiglia del Patriarcato di Mosca, ha esordito parlando degli attacchi alla famiglia avvenuti nel periodo della rivoluzione bolscevica , del neo-marxismo, della rinascita spirituale della Russia, del recente incontro tra Francesco e Kirill. L’ambasciatore ha fornito anche alcuni dati assai interessanti sul rapporto che i giovani hanno con i media. Negli USA, ad esempio, fino a 17 anni i giovani spendono circa 65.000 ore sui vari media, ovvero 6 volte il tempo passato a scuola (11.000 ore), 32 volte il tempo trascorso coi genitori (2.000 ore) e 60 volte quello nei luoghi di culto (800 ore). Questo non può non influire sulla loro mentalità. Komov ha denunciato il controllo della nostra società da parte dei mezzi di comunicazione (controllati da lobby ben precise) e dei poteri finanziari ed il pericolo dell’avanzata, sempre più netta, del transumanesimo, con cui si vuole manipolare la natura stessa dell’uomo opponendosi alla realtà, con un fare prometeico. Nel dibattito che è seguito, Komov ha portato la sua esperienza personale, dicendo che a casa sua ha eliminato la televisione e che l’educazione dei suoi figli è curata dalla moglie nella forma dell’homeschooling o educazione casalinga, un fenomeno in espansione soprattutto in Gran Bretagna. Rispondendo ad un'altra domanda, Komov ha detto che oggi è presente un totalitarismo liberale ‘confortevole’, non violento come il comunismo ma non meno insidioso, che domina attraverso i mass media e le banche, e mira a distruggere i valori religiosi. Dopo il ringraziamento tributato agli ospiti da parte dell’avv. Mannella che ha chiuso il dibattito, i presenti si sono assiepati intorno agli ospiti per salutarli e ringraziarli.
|
19 February, 2016 |
|
Istat: crollo delle nascite in Italia
|
di -
IL Messaggiero
|
Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (8 per mille residenti), quindicimila in meno rispetto al 2014. Si tocca così un nuovo record di minimo storico dall'Unità d'Italia, dopo quello del 2014 (503 mila). Lo rileva l'Istat nel Report sugli Indicatori demografici, diffuso oggi. Nel 2015 i morti sono stati 653 mila, 54 mila in più dell'anno precedente (+9,1%). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza. Nel 2015 centomila cittadini italiani si sono cancellati dall'anagrafe per trasferirsi all'estero. Un dato in aumento (+12,4%) rispetto al 2014. L'anno scorso, le iscrizioni anagrafiche dall'estero di stranieri sono state 245 mila; 28 mila, invece, i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l'estero hanno riguardato 45 mila stranieri (-4,8% sul 2014) e centomila italiani. La popolazione residente in Italia si riduce di 139 mila unità (-2,3 per mille). Al primo gennaio 2016, la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti. Alla stessa data gli stranieri residenti sono 5 milioni 54 mila (8,3% della popolazione totale), rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39 mila unità. La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti. In questo articolo Media Argomenti: Italia | Beatrice Lorenzin | Istat | Senato | Camera dei deputati | Sud | Ministero per gli Affari Regionali | A | Enrico Costa . . My24 ascolta questa pagina Nel 2015 le nascite sono state 488mila (8 per mille residenti), quindicimila in meno rispetto al 2014. Si tocca così un nuovo record di minimo storico dall’Unità d’Italia, dopo quello del 2014 (503mila). I dati sono dell’Istat, nel Report sugli indicatori demografici. E non arretra il processo di invecchiamento, assoluto e relativo. Gli ultra 65enni sono 13,4 milioni, il 22% del totale, e risultano in diminuzione sia la popolazione in età attiva (15-64 anni) sia quella fino a 14 anni di età. La prima scende a 39 milioni, il 64,3% del totale, la seconda comprende 8,3 milioni di ragazzi e rappresenta il 13,7%. Lorenzin: allo studio misure contro culle vuote Non a caso la ministra della salute Beatrice Lorenzin (Ncd) a fronte dei nuovi dati Istat sulla denatalità in Italia, con un minimo storico della nascite, annuncia misure alla studio per il sostegno della donne che lavorano ma anche sul fronte del bonus bebè. «Le culle vuote - spiega - sono il principale problema economico del paese». articoli correlati Natalità da Dopoguerra in Italia, per le donne in 70 anni non è cambiato niente? Costa: impegno governo per sostegno a famiglia A lei ha fatto eco il ministro per gli Affari Regionali, con delega alla Famiglia Enrico Costa (Ncd) che in una nota ha dichiarato: «L'impegno del Governo è chiaro: realizzare politiche attive che mettano la famiglia al centro. Non un provvedimento, ma una rete organica di misure, atti, scelte, in primo luogo in ambito fiscale, orientate a favorire e a sviluppare la spina dorsale del Paese. La prossima settimana alla Camera si discuteranno le mozioni a sostegno della famiglia; al Senato le unioni civili. Io sarò alla Camera» Popolazione giù a 60,656 mln, più residenti stranieri Nel 2015 la popolazione residente in Italia si è ridotta di 139 mila unità (-2,3 per mille). Al 1° gennaio 2016 la popolazione totale è di 60,656 milioni di residenti. Gli stranieri residenti in Italia sono 5,054 milioni e rappresentano l’8,3% della popolazione totale. Rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39 mila unità (la popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179mila residenti). Alle 200mila unità in più per effetto delle migrazioni con l’estero e alle 56mila aggiuntesi per effetto della dinamica naturale (63mila nati stranieri contro oltre 6mila decessi), corrispondono 81mila unità in meno per effetto delle poste migratorie interne e per altri motivi. Vanno poi messe nel conto 136mila unità in meno per acquisizioni della cittadinanza italiana, «una posta di bilancio - spiega l'Istat - che aumenta anno dopo anno (29mila nel 2005, 66mila nel 2010) da mettere in relazione al progressivo aumento della popolazione straniera residente». Tra le quote in uscita che riguardano la popolazione straniera è da segnalare poi la «cancellazione per altri motivi» (per lo più motivi di irreperibilità) di circa 139mila individui, ossia di soggetti di cui è ragionevole ritenere l’emigrazione dall’Italia in anni precedenti, senza che questi ne abbiano fatto dichiarazione alle anagrafi di appartenenza. Il 59% della popolazione straniera risiede nel Nord e per ben oltre un quinto del totale nella sola Lombardia. Il 25% risiede nel Centro, di cui 640mila individui nel Lazio, e il 16% nel Mezzogiorno, con 233mila in Campania. Nel Centro-Nord l’incidenza di stranieri sulla popolazione complessiva supera ampiamente il 10%, con un massimo del 12,1% in Emilia-Romagna; viceversa nel Mezzogiorno tale quota e' del 3,9%, con un minimo del 2,8% in Sardegna. Più i morti che le nascite I morti l’anno scorso sono stati 653mila, 54mila in più rispetto all’anno precedente (+9,1%); il tasso di mortalità, al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo Dopoguerra in poi. Le morti si sono concentrate nelle fasce anziane della popolazione (75-95 anni). Come detto le nascite sono state 488mila (8 per mille residenti). Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) scende ulteriormente a -165 mila. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. Centomila italiani hanno lasciato il Paese Negli scorsi dodici mesi centomila cittadini italiani si sono cancellati dall’anagrafe per trasferirsi all’estero. Un dato in aumento (+12,4%) rispetto al 2014. È la stima che fa l’Istat secondo cui le iscrizioni anagrafiche dall’estero di stranieri sono state 245mila; 28mila, invece, i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l’estero hanno riguardato 45mila stranieri (-4,8% sul 2014).
|
|
|
|
|