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21 September, 2015

Alleanza uomo-donna: per il Papa un baluardo contro le “colonizzazioni ideologiche” e “del denaro”
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Nell’ultima Udienza generale sul tema del matrimonio, Francesco individua la famiglia come antidoto alle logiche del “profitto” e della “tecnocrazia economica”

Città del Vaticano, 16 Settembre 2015 (ZENIT.org)
A poco più di una settimana dall’Incontro Mondiale delle Famiglie e a meno di tre dall’inizio del Sinodo, papa Francesco è tornato a riflettere sull’alleanza uomo-donna come uno dei principali antidoti contro i mali del mondo.
Durante l’Udienza Generale di stamattina, l’ultima del ciclo su famiglia e matrimonio, il Santo Padre ha accennato subito ai due eventi definiti “belli e impegnativi” e con “un respiro mondiale, che corrisponde alla dimensione universale del cristianesimo, ma anche alla portata universale di questa comunità umana fondamentale e insostituibile che è appunto la famiglia”.
Il Pontefice si è poi soffermato sugli “effetti a lungo termine di una società amministrata dalla tecnocrazia economica” come quella odierna, dove “la subordinazione dell’etica alla logica del profitto dispone di mezzi ingenti e di appoggio mediatico enorme”.
Pertanto “una nuova alleanza dell’uomo e della donna diventa, non solo necessaria, ma anche strategica per l’emancipazione dei popoli dalla colonizzazione del denaro”.
L’auspicio del Papa è che tale alleanza torni “ad orientare la politica, l’economia e la convivenza civile” e possa decidere “l’abitabilità della terra, la trasmissione del sentimento della vita, i legami della memoria e della speranza”.
Sigillando l’alleanza tra l’uomo e la donna già nella creazione, Dio “ha affidato alla famiglia non la cura di un’intimità fine a sé stessa, bensì l’emozionante progetto di rendere ‘domestico’ il mondo”.
La famiglia, pertanto, è in grado di salvare l’umanità dai vari e numerosi “attacchi”, “distruzioni” e “colonizzazioni” come quella “del denaro” o quella delle “ideologie che minacciano tanto il mondo”.
La creazione di Dio, infatti, “non è una semplice premessa filosofica: è l’orizzonte universale della vita e della fede! Non c’è un disegno divino diverso dalla creazione e dalla sua salvezza”, ha proseguito il Papa.
Quanto accade tra l’uomo e la donna “dà l’impronta a tutto” e un loro “rifiuto della benedizione di Dio approda fatalmente ad un delirio di onnipotenza che rovina ogni cosa”: sono gli effetti del “peccato originale”, una “malattia” di cui ognuno di noi mantiene l’“eredità”.
Nonostante il peccato originale, “non siamo maledetti, né abbandonati a noi stessi”. Alla rottura dell’alleanza primigenia, Dio pone rimedio, ponendo “inimicizia” tra la stirpe della donna e la stirpe del serpente demoniaco, “ingannatore” e “incantatore”.
Il Creatore ha quindi segnato la donna “con una barriera protettiva contro il male, alla quale essa può ricorrere – se vuole – per ogni generazione”. Ciò significa che “la donna porta una segreta e speciale benedizione, per la difesa della sua creatura dal Maligno! Come la Donna dell’Apocalisse, che corre a nascondere il figlio dal Drago” (cfr Ap 12,6).
Nonostante i molti “luoghi comuni”, spesso “offensivi”, sulla donna “tentatrice che ispira al male”, secondo Francesco “c’è spazio per una teologia della donna che sia all’altezza di questa benedizione di Dio per lei e per la generazione”.
Dio però esercita una “misericordiosa protezione” verso l’uomo e la donna anche dopo la cacciata dall’Eden, al momento della quale donò loro “tuniche di pelle e li vestì” (cfr Gen 3,21), non abbandonandoli al loro “destino di peccatori”. Questa premura di Dio è come una “carezza” sulle nostre “piaghe”, sui nostri “sbagli”, sui nostri “peccati”.
La promessa fatta da Dio all’uomo e alla donna all’origine della storia, “include tutti gli esseri umani, sino alla fine della storia” e se manteniamo “fede sufficiente, le famiglie dei popoli della terra si riconosceranno in questa benedizione”.
Verso la conclusione della catechesi, papa Francesco ha lanciato un appello a tutti gli uomini di buona volontà: “chiunque si lascia commuovere da questa visione, a qualunque popolo, nazione, religione appartenga, si metta in cammino con noi. Sarà nostro fratello e nostra sorella, senza fare proselitismo”.
Prima della benedizione finale a tutte le famiglie presenti, il Santo Padre ha ricordato che “scopo di Dio” è quello di “farci tutti fratelli nella vita in un mondo che va avanti e che nasce proprio dalla famiglia, dall’unione dell’uomo e la donna”.


20 September, 2015

Vallini ai catechisti: “Aiutateci a combattere il gender”
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Al Convegno Pastorale Diocesano 2015, il cardinale Vicario di Roma ha tenuto la relazione conclusiva, il cui tema fondamentale è la centralità dei genitori, affrontando anche il tema dell’immigrazione

Roma, 15 Settembre 2015 (ZENIT.org)
Si è tenuta ieri nella Basilica di San Giovanni la seconda tappa del Convegno Pastorale Diocesano 2015, dal titolo Noi genitori testimoni della bellezza della vita vi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto, alla presenza del Cardinal Vicario Agostino Vallini e di Mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Roma.
Tema principale dell’incontro, rivolto particolarmente ai catechisti e agli operatori pastorali della Diocesi, è stata la relazione conclusiva del Convegno, scritta e presentata dal Cardinale stesso.
Nel segno di un’iniziazione cristiana intesa non come preparazione ai sacramenti, ma come avvio ad una vita cristiana attraverso la grazia dei sacramenti, si è ribadita l’importanza del coinvolgimento dei genitori di ragazzi e fanciulli, nonostante proprio questo coinvolgimento risulti, come ha dichiarato il cardinal Vallini “l’anello debole della nostra pastorale”.
Leitmotiv della relazione è stato infatti “la centralità dei genitori è la carta vincente”.
Partendo da questa considerazione, la relazione getta le basi e le linee guida per una nuova pastorale, in cui parroci, sacerdoti e catechisti devono “fare un patto, un’alleanza educativa con i genitori”, volta a concentrarsi non più solo sui bambini e sui ragazzi, ma sulla famiglia nella sua totalità.
Il richiamo al Papa e al prossimo Sinodo è dunque esplicito: “il Papa, con il prossimo Sinodo, ci dice chiaramente che occuparsi della famiglia vuol dire essere una Chiesa in uscita; incoraggiare i giovani a sposarsi e diventare genitori significa occuparsi dell’uomo; accogliere con amore le famiglie ferite vuol dire andare verso le periferie. In presenza di una cultura che il matrimonio e divenire genitori, è centrale far riscoprire la bellezza del matrimonio”.
Le parole guida per aiutare i genitori a riscoprire la fede e trasmetterla i figli sono accogliere e accompagnare. Secondo Vallini infatti, la parrocchia deve essere in grado prima di tutto di far sentire ai genitori “un’aria di casa”, mettendo da parte freddezza e burocrazia e rinnovando un atteggiamento aperto all’ascolto. Tuttavia, la sola accoglienza non è sufficiente, si deve imparare “l’arte di accompagnare i genitori”. Tale arte rappresenta la sfida più grande della Pastorale e di conseguenza il capitolo più ampio della relazione. La sua realizzazione è possibile solo con la presenza simultanea di più fattori: la presenza di catechisti capaci e preparati, in grado di accogliere e percepire le diverse sensibilità; la disponibilità dei sacerdoti e dei parroci all’ascolto e al dialogo; i contenuti della proposta Pastorale, non preconfezionati per tutti ma da mediare ai singoli attraverso relazioni personali.
I genitori e le famiglie vivono oggi condizioni sociali critiche, accompagnate spesso da “ferite familiari” che fanno aumentare in loro il bisogno e il desiderio di speranza; per questo motivo, incalza Vallini, “i genitori prima di ascoltare, vogliono essere ascoltati. Solo quando un clima di confidenza e di fiducia si sarà instaurato, allora saranno disposti ad aprirsi e a partecipare”.
Non è mancata una riflessione sull’importanza della domenica: “Grande importanza dobbiamo dare alla domenica. È la grande opportunità che ci è data di far crescere la fede e l’appartenenza alla famiglia di Dio. La festa del giorno del Signore inizia a casa, bisogna aiutare le famiglie a salvare la domenica come il giorno della famiglia, della tavola ben preparata e di un buon pranzo, della cura dell’abbigliamento, distinguendo la domenica dai giorni feriali. Sia poi molto curata la celebrazione: sia bella, bene animata, coinvolgente”.
Ultimo punto della relazione conclusiva è stato il rapporto tra famiglia, scuola e iniziazione cristiana, in cui si rinnova l’impegnativa sfida di creare un collegamento tra scuola, parrocchia o più specificatamente il parroco e i genitori.
Proprio in questo contesto, il cardinale Vallini si è distaccato dalla relazione, pronunciando a braccio un appello a tutti i presenti: “Quella degli insegnamenti gender è una problematica che si sta sempre più sviluppando. Adesso si stanno attuando addirittura i corsi di formazione per gli insegnanti del Comune di Roma. Mi chiedo perché i genitori, che sono i primi e i più importanti educatori dei propri figli, non si riuniscono e non si battono per evitare questi insegnamenti? Anche noi possiamo intervenire in questo dibattito, ad esempio perché non portiamo proposte diverse ed innovative quando le scuole realizzano i POF, ovvero i Piani dell’Offerta Formativa? La teoria del gender non è una teoria scientifica del quale è impossibile fare a meno! La scuola deve apportare insegnamenti che rispettino la natura della famiglia. So che non si sono lette molte nostre dichiarazioni su questo tema, ma questo non significa che non ci stiamo lavorando. Vi prego fate qualcosa, aiutateci a combattere il gender!”.
Finito l’appello, che ha suscitato il forte plauso da parte di tutti i partecipanti, il Cardinale ha voluto parlare del problema dell’immigrazione, anche stavolta discostandosi dalla relazione scritta: “so che la situazione dell’immigrazione è molto delicata ma noi, in quanto Chiesa Cattolica, non ci possiamo chiudere, dobbiamo accogliere. Come ha detto il Papa, stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti e per questo siamo chiamati a fare qualcosa. In ballo non c’è solo l’Italia ma l’Europa intera. Un’Europa che però è triste chiusa, un’Europa che sempre più è delle banche e non dei cittadini e dei poveri”.
Ha chiuso il Convegno Pastorale Diocesano, monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas Diocesana di Roma, intervenendo anch’egli sul tema dell’immigrazione: “vi chiediamo di comunicare alla Caritas le disponibilità delle singole parrocchie ad ospitare famiglie di immigrati. Così, potremmo creare un database e gestire le varie richieste di accoglienza. Parrocchie, santuari, conventi, ordini religiosi, famiglie e chiunque altro è disponibile può scrivere all’indirizzo mail direzione@caritasroma.it. Abbiamo anche intenzione di formare un Ufficio Pastorale dell’Immigrazione e di tenere corsi di formazione sul tema dell’immigrazione e sul significato dell’accoglienza. Dobbiamo creare una società civile e religiosa in cui le persone possano convivere pacificamente nonostante le differenze razziali, etniche, religiose e sociali. Non dimentichiamoci ciò che insegna la seconda lettura della scorsa domenica, ratta dalla lettera di San Giacomo Apostolo: senza le opere, la fede è morta!”.






Suona la campanella, genitori sulle barricate contro il gender
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Tra le polemiche sulla Buona Scuola che accompagnano il rientro in aula degli studenti, tiene banco anche quella sul gender

Roma, 14 Settembre 2015 (ZENIT.org)
Tra oggi e domani tornano sui banchi di scuola circa 9milioni di studenti. Mai come quest’anno, il primo suono della campanella è accompagnato da polemiche e iniziali mobilitazioni di protesta. Un tema che resta caldo è quello relativo all’insegnamento della teoria gender.
A tal proposito sembra esser servita a poco la circolare emanata nel giugno scorso dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha ribadito che nessuna attività extra-curriculare può essere avviata senza il consenso informato dei genitori. Vani anche i generosi tentativi, da parte di esponenti del Pd, di negare riferimenti al gender all’interno della Buona Scuola.
Del resto l’art. 3, comma 16, del maxiemendamento sulla “violenza di genere”, si richiama a un quadro normativo che lascia ben poche rassicurazioni ai genitori. In particolare, suscita allarme l’indiretto riferimento alla Convenzione di Istanbul, di fatto recepita ed attuata con la legge 119 del 2013 a cui il testo della Buona Scuola si riferisce.
In questo trattato, sottoscritto nella città turca nel 2011 dal Consiglio d’Europa, si legge: “Con il termine ‘genere’ ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti”. Parole esplicite dunque, che testimoniano la presenza della teoria secondo cui l’identità sessuale sarebbe determinata da elementi esclusivamente culturali.
Di qui i volantinaggi avvenuti già questa mattina, agli ingressi di molti istituti, in occasione dell’apertura delle scuole in gran parte delle regioni italiane. I pieghevoli invitano i genitori ad assumere un atteggiamento di massima vigilanza nei confronti di corsi i quali potrebbero nascondere, dietro criptici riferimenti alla lotta contro le discriminazioni, l’indottrinamento al gender.
Un forte appello ai genitori giunge anche dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, nato per organizzare la grande manifestazione del 20 giugno scorso in piazza San Giovanni. Sul proprio sito, il Comitato propone una serie di “consigli operativi concreti per contrastare l’introduzione dell’ideologia gender nell’insegnamento scolastico”.
Si tratta di un decalogo di 10 articoli, al quale si aggiunge come appendice l’invito ai genitori ad offrirsi come “rappresentanti di classe” e ad entrare nei “consigli d’istituto”. La vigilanza scrupolosa verso tutti i programmi d’insegnamento è il punto numero uno del documento. Si colloca in questa prospettiva il consiglio di leggere attentamente il Pof (piano d’offerta formativa), nel quale devono essere elencate con chiarezza tutte le attività d’insegnamento che l’istituto intende adottare.
Laddove venisse individuata qualche attività che coincida con quelle legate all’insegnamento della teoria gender, i genitori devono ricorrere allo strumento del consenso informato. Devono cioè dichiarare per iscritto di non autorizzare il proprio figlio a partecipare a determinati corsi, consegnare il foglio firmato in segreteria e infine protocollarlo.
Il Comitato ricorda però che il gender potrebbe introdursi anche attraverso corsi curriculari, verso i quali nulla può il consenso informato. In questo caso - si legge - “si raccomanda che i genitori vigilino con grande attenzione, intervenendo sul singolo insegnante e/o sul dirigente scolastico, qualora si scorgano impostazioni in contrasto con propri valori morali o sociali di riferimento”.
Del resto - prosegue il Comitato - “il genitore ha il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che vuole, coinvolgendo ogni istituzione scolastica, ad ogni livello: consiglio di classe, consiglio d’istituto, consiglio dei professori, preside”. La raccomandazione è inoltre quella di coinvolgere le associazioni dei genitori che fanno parte del Comitato, i cui indirizzi mail sono elencati nel documento in questione.
Infine, il Comitato ricorda che “ogni genitore ha grande potere decisionale e - cercando di aggregare altre famiglie - la possibilità d’intervento sugli organismi scolastici diventa tanto più forte e positiva, soprattutto se sostenuta da un’associazione genitori accreditata”.




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