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17 November, 2010

Il Papa ha ricevuto gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale
di -


Si è parlato delle iniziative per la nuova evangelizzazione dell'Europa

CITTA' DEL VATICANO, martedì, 16 novembre 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha ricevuto sabato mattina in udienza privata gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, gli spagnoli Kiko Argüello e Carmen Hernández e il sacerdote italiano Mario Pezzi.

Secondo quanto ha confermato a ZENIT Álvaro de Juana, portavoce del Cammino Neocatecumenale in Spagna, uno dei temi trattati è stato quello della nuova evangelizzazione in Europa, un argomento al quale questa realtà ecclesiale ha sempre dato grande importanza.

“Il Pontefice si è mostrato in ogni momento molto contento per l'opera del Cammino Neocatecumenale”, ha affermato de Juana.

Gli iniziatori del Cammino hanno spiegato al Papa l'opera che i neocatecumenali svolgono da alcuni anni in città di Olanda, Germania e Francia – dove la presenza della Chiesa è a volte scarsa – mediante la missio ad gentes.

La missio ad gentes è una forma di evangelizzazione che consiste nella implantatio ecclesiae, cioè nell'invio di missionari volontari (in genere due o tre famiglie con i loro figli e accompagnate da un sacerdote) in luoghi decristianizzati, dove la Chiesa è già scomparsa o è sul punto di scomparire.

L'Esortazione Apostolica Verbum Domini, pubblicata di recente, allude alla necessità della missio ad gentes nel paragrafo 95, in cui i Padri sinodali ribadivano l'importanza che la Chiesa non si limiti “ad una pastorale di 'mantenimento'”.

In questo senso, Kiko Argüello, che stato proprio uditore al Sinodo sulla Parola di Dio, ha spiegato come la pratica del Cammino si rifletta al punto 73 di questa Esortazione, quando si afferma che “è bene che nell’attività pastorale si favorisca anche la diffusione di piccole comunità, formate da famiglie o radicate nelle parrocchie o legate ai diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità”.

Un altro dei temi trattati dal Papa e dagli iniziatori del Cammino Neocatecumenale è stata la prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011.

Secondo quanto ha spiegato Argüello a Benedetto XVI, più di 200.000 giovani di questa realtà ecclesiale provenienti da tutto il mondo percorreranno itinerari di tutta Europa evangelizzando e realizzando missioni per 10 giorni.

Dopo aver partecipato agli atti della GMG di Madrid, assisteranno a un incontro con gli iniziatori del Cammino in cui ci si attende che migliaia di giovani esprimano la propria volontà di consacrarsi a Cristo.

“Questi giovani sono frutto della comunità cristiana e, in concreto, di piccole comunità radicate nella parrocchia e che salvano la famiglia”, ha sottolineato Argüello.

I rappresentanti neocatecumenali hanno infine comunicato l'avvio, su richiesta dei Vescovi locali, di tre nuovi seminari diocesani missionari Redemptoris Mater, a San Paolo (Brasile), Bruxelles (Belgio) e Trieste.

Con queste tre nuove fondazioni, i seminari Redemptoris Mater nel mondo diventano 78.

Queste realtà, dipendenti da ogni Vescovo locale e aperte su sua richiesta, hanno la vocazione specifica di formare sacerdoti per la missione in qualsiasi parte del mondo, in base alla spiritualità propria del Cammino Neocatecumenale.

13 November, 2010

FNC Conferenza Nazionale della Famiglia
di - FNC


Milano 8-10 Novembre 2010

Alla tre giorni dedicata alla Famiglia hanno partecipato alcuni degli associati FNC. Riportiamo di seguito il riassunto della giornata di apertura dei lavori ad opera di Luca Gregotti che ha arricchito il resoconto con i suoi preziosi spunti personali.


A Milano, tra l’otto ed il dieci novembre, si e’ svolta la Conferenza nazionale della famiglia.
La conferenza aveva un sottotitolo o, come gli inglesi chiamano,la “reason why” esplicitata nello slogan “Famiglia: storia e futuro”.
La famiglia, cellula fondamentale della nostra società, e’ un essenziale anello di congiungimento fra la nostra storia, le nostre radici ed il futuro.
E’ stato fatto notare, nel corso dei numerosi interventi che, pur essendo la famiglia un centro strategico di interesse nazionale, tanto da essere ricordata più volte dalla nostra Carta costituzionale, non risulta destinataria, in concreto, di un piano di politiche organiche atte a favorirla.
Sono presenti politiche a favore dell’individuo ma non a favore del nucleo familiare-
A fronte di cambiamenti continui della società stiamo assistendo ad una “morfogenesi della famiglia”.
A continui cambiamenti sul piano reale non corrispondono, purtroppo, politiche sociali idonee a governare questi cambiamenti.
Da qui la necessità di un piano nazionale organico di politiche a favore della famiglia.
Sua Eminenza Il Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, di ritorno da Barcellona dove e’ stata consacrata la cattedrale di Gaudi’ da parte di Sua Santità, Benedetto XVI, ha ricordato nel corso dei lavori della Conferenza, l’importanza della famiglia, soprattutto in questi momenti di crisi economica, richiamando il dramma “dei molti” che si trovano soli di fronte all’abbandono.
Il silenzio viene imposto alla famiglia ed è alla famiglia, centro dell’amore di Dio, che occorre dare voce.
Sua Eminenza ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II che richiamò “alla responsabilita’ di tutti verso tutto”.
Ciò significa che non ci si può ritenere estranei di fronte ai numerosi problemi che affliggono i nuclei familiari.
Il popolo di Dio deve unirsi in questa sfida e sollecitare la centralità del nucleo familiare.
Anche per la Dottrina sociale della Chiesa, questo è, e deve rimanere, un tema centrale.
Valori come la fraternità, la comunione, l’amore, hanno, nella famiglia, un ruolo sorgivo.
Bisogna ricordare che i diritti dei deboli non sono deboli.
Questa e’ la sfida ultima della Conferenza di Milano.
Anche le autorità politiche come il Sindaco di Milano, Il Presidente della Regione e quello della Provincia, hanno evidenziato l’importanza della famiglia puntando l’attenzione sul suo ruolo di trasmissione, ai figli, di valori condivisi.
Questo ruolo e’ determinante in una società caratterizzata dalla dispersione,da input contraddittori dove il ruolo degli educatori e’ spesso accompagnato dalla solitudine, dall’indifferenza, dalla intolleranza.
Il presidente Formigoni ha ricordato come dal 2001 le Regioni abbiano un ruolo fondamentale nei confronti della famiglia, ricordando che per la Regione Lombardia, la famiglia non è una spesa ma un investimento.
Il presidente della Regione Lombardia ha posto l’accento sul fermento associativo in direzione dell’attuazione delle politiche familiari, citando gli oltre seimila progetti presentati dai cittadini e finanziati dalla Regione.
Ha ricordato le politiche a favore di chi ha disabili in famiglia, di chi accoglie gli affidi, del riconoscimento di una somma di denaro a ventimila persone per problematiche familiari, dei servizi offerti alle maternità,del fondo NASCO rivolto alle donne che, per motivi economici, si vedono costrette ad abortire.
A fronte di queste situazioni la Regione destina per diciotto mesi delle risorse economiche e delle agevolazioni.
Ha citato inoltre le iniziative di Housing aperto; delle politica a favore della casa.
Ha parlato inoltre delle politiche a favore delle donne per la conciliazione del tempo tra famiglia e lavoro.
Molti sono stati i messaggi trasmessi durante la conferenza.
Spicca, in particolare quello del Presidente della Repubblica Napolitano che ha ricordato come la famiglia sia una “straordinaria risorsa per la collettività”.
L’onorevole Giovanardi che ha fortemente voluto la conferenza ha ricordato invece da una parte la forza della famiglia, dall’altro, le sue fragilità nel contesto socio economico attuale .
Ha ricordato gli articoli cardine della Carta costituzionale come il 29, il 30 e il 31 - dove La Repubblica agevola la famiglia - ed il 37 rivolto alla donna ed al bambino ai quali devono essere rivolti aiuti nella fase di crescita.
Le statistiche parlano chiaro delle difficoltà della famiglia: dal calo dei matrimoni, quasi dimezzati dal 1972, alla denatalità, all’invecchiamento; invecchiamento che nel nostro paese crea l’effetto c.d. a “piramide rovesciata”.
Esistono infatti molti più anziani che giovani nel nostro paese.
Se questa tendenza si protrarrà, in Italia, nel 2050, gli italiani rischiano di diventare una minoranza.
A fronte di tutto questo, il governo si e’ impegnato su più fronti: dall’equiparazione giuridica dei figli legittimi con quelli naturali, all’affido condiviso, al fondo di credito per i neonati, alla creazioni di asili aziendali, agli sportelli Inps per la famiglia, alle politiche per le adozioni - essendo il nostro paese uno dei più attivi in Europa.
Ha accennato inoltre al Premio amico della famiglia conferito alle migliori iniziative rivolte alla famiglia sul territorio oltre che all’importanza dell’Osservatorio nazionale per l’Infanzia.
Anche iniziative come l’intervento sul codice della strada - che sembrerebbe esterno al problema familiare - e’ stato importante, stante il decremento degli incidenti mortali, soprattutto quelli del sabato sera che rappresentano oltre che un lutto familiare irreparabile, un costo sociale rilevantissimo.
Ha anche fatto presente l’iniziativa dell’abolizione dell’ICI sulla prima casa ed il fondo crediti per la prima casa che sono stati d’aiuto ai nuclei familiari-
In conclusione Giovanardi ha ricordato come i figli siano un capitale sociale.
Se tutte le forze politiche sono concordi in questo, gli atteggiamenti sul piano pratico, devono essere conseguenti e non fermarsi all’enunciato.
Dopo un intervento dell’Onorevole Carfagna, intervento che si è incentrato sul ruolo della donna e sulle sue difficoltà, e’ intervenuto il Ministro Sacconi che ha ricordato che c’e’ una equazione tra vitalità demografica e vitalità economica.
Sacconi ha ricordato che questa denatalità, nei paesi di vecchia industrializzazione, ha una ragione ben chiara che va contrastata perchè i figli sono la ricchezza della nazione. Sacconi ha evidenziato come la collaborazione fra Stato e società dovrà arrivare direttamente alla famiglia.
I principi ispiratori del Piano a favore della famiglia dovranno prevedere innovazioni stabili e non casuali di medio-lungo termine, ispirandosi ai principi Costituzionali italiani e favorendo la cittadinanza sociale della famiglia, le politiche esplicite sul nucleo familiare, le politiche dirette sul nucleo della Famiglia, l’ equità sociale vero la famiglia, la sussidiarietà,la solidarietà, il welfare familiare sostenibile ed abilitante, le alleanze locali con la famiglia, il monitoraggio dei provvedimenti legislativi e la valutazione degli impatti.
Tutti obbiettivi necessari ma ambiziosi se paragonati con il residuo di spesa a disposizione e con la crisi economica in corso. Non c’è dubbio però che la famiglia sia a un crocevia ineludibile sul quale operare le riforme indispensabili per la sopravvivenza del sistema paese.
Nel ritornare a casa, dopo questo interessantissimo convegno, quasi casualmente, mi e’ venuto fra le mani un testo di economia di mio padre dal titolo:”l’Economia a servizio dell’Uomo”.
E’ un testo edito dalla casa editrice dell’Universita’ Cattolica Vita e Pensiero.
Pur essendo del 1949, quel testo, del Prof Francesco Vito recita: ”Nei paesi con tasso di natalità decrescente, la instabilità della domanda e quindi l’instabilità della produzione e dell’impiego di lavoro,e’ accentuata”.
Più diviene intenso lo spostamento della domanda dei beni … più la società diviene attempata e meno riadattabile, i mutamenti della domanda danno origine a disturbi dell’apparato produttivo e sociale notevoli”.
Già nel 1949, in tempi non sospetti, ci si poneva la domanda sui rischi di una realtà come quella che stiamo vivendo e sulle criticità sociali di una economia debole sull’intero complesso delle relazioni e sul buon funzionamento di un paese.
Una politica in funzione della famiglia, non e’ un tema che possa essere assoggettato ad una visone politica di parte, ma e’ l’essenza della nostra sopravvivenza come sistema paese.
Ecco perche’ questi temi sono centrali per la Nazione e vanno visti non come una parte del problema del paese ma come “il problema del Paese”.
Quando si arriverà a considerare la famiglia non come una categoria sociale ma come il vero motore dell’economia e della società, quando si sarà raggiunto questo salto culturale da parte di chi si occupa ma non si preoccupa di una economia al servizio dell’uomo, forse saremo giunti alla centralità del dettato costituzionale che fu a cuore dei padri fondatori della nostra nazione.
La famiglia non e’ una figura retorica ma il perno del nostro futuro di italiani.

12 November, 2010

Come fare affinchè la politica protegga e valorizzi la famiglia?
di - di mons. Giampaolo Crepaldi


TRIESTE, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- La famiglia è il luogo della vita: dove la vita viene generata e dove la vita viene accolta. Poiché l’uomo non è una cosa, la vita umana non viene prodotta, come si produce in un laboratorio o in una fabbrica. La dignità della persona umana richiede che la vita sia generata ed accolta nella famiglia, ossia in un contesto di amore e dedizione reciproca, di responsabilità e di impegno educativo. Il figlio ha diritto alla famiglia, mentre la famiglia non ha diritto al figlio. Il figlio ha diritto ad essere concepito in modo umano, ossia come espressione dell’amore tra suo padre e sua madre, di un amore disinteressato e quindi aperto alla vita. Ha diritto a non essere prodotto in laboratorio e concepito in una provetta mediante un intervento medico. La vita e la famiglia, quindi, si richiamano l’un l’altra. Non c’è vero amore tra i coniugi se non aperto responsabilmente alla vita, perché in questo caso la strumentalizzazione reciproca, più o meno consapevole, si farebbe sentire. La vita, del resto, non sarebbe degnamente accolta ed onorata se non ricevuta in una famiglia, ove il nuovo arrivato si senta accolto, protetto e da dove può ricevere l’educazione necessaria per la vita.
La famiglia è la cellula della società, si dice spesso. Con questa espressione si intende dire di solito che la famiglia è già società in sé, è il primo nucleo della società e che l’intera società nasce dalla famiglia. Si può anche dire che nella famiglia si sprigiona una energia relazionale che poi si dirama nella società intera. Non è che sia la società, o peggio ancora lo Stato, a fondare la relazionalità umana. Questa appartiene alla persona, che è relazionale per sua natura, e viene vissuta prima di tutto in famiglia. In questo senso la famiglia è all’origine della società e senza famiglia non c’è nemmeno società, ma una somma di individui. Per questo all’origine deve esserci non due individui asessuati, ma un maschio e una femmina, ossia una coppia. due individui asessuati o dello stesso sesso non fanno una coppia, ma solo due individui. Maschio e femmina costituiscono la coppia da cui nasce la società prima di tutto per la loro complementarietà: si completano a vicenda. In secondo luogo per la loro apertura reciproca nella complementarietà: tendono all’unione, ad essere “due in una carne sola”, ad essere una sola realtà. In terzo luogo perché, la loro apertura reciproca significa apertura alla vita: sono capaci di generare una nuova vita in modo umano, sono fonte di umanità, possono continuare la comunità umana nel futuro. Questo comporta avere presente l’aspetto sociale e politico della sessualità, che oggi purtroppo viene invece individualizzata e intesa in modo funzionale e non espressivo della natura della persona. Se la sessualità viene separata dalla procreazione, essa diventa un fatto tecnico, che può essere messo in atto da due individui asessuati, nel senso che non interessa il loro sesso. Ma una sessualità individualizzata e ridotta a tecnica non è più una sessualità pienamente umana. Manca del carattere di apertura reciproca nella complementarietà e della uni-dualità. All’origine della società non stanno quindi due individui ma una coppia di un uomo e di una donna, aperti alla reciproca accoglienza nella complementarietà sessuale e aperti alla vita.
Non abbiamo riflettuto a sufficienza sugli effetti negativi della individualizzazione della sessualità, che è invece il fatto umano originario della società stessa. Per questo la società non può rinunciare a nascere da una famiglia, significherebbe intendersi non come un tutto relazionale, ma come un insieme di individui isolati e al massimo accostati. Se infatti all’origine ci sono due individui asessuati, allora anche tutti gli altri legami sociali rimarranno individuali. Se invece c’è una relazionalità complementare fin dalle origini esiste la possibilità che anche la società possa fondarsi su legami di appartenenza e reciprocità a carattere organico. L’inizio è sempre decisivo. Lo si vede con la vita. Se non si accoglie in quel momento come si potrà essere accoglienti in seguito? Lo si vede per la famiglia: se non c’è reciprocità complementare all’inizio come potrà esserci in seguito. Le persone non si sommano né si ammucchiano; esse si relazionano.
Vediamo così gli effetti molto negativi anche per la stessa società della separazione tra procreazione e sessualità mediante l’inseminazione artificiale. La Fivet, ossia il concepimento in provetta, rappresenta una ferita non rimarginabile alla natura umana e alla famiglia. Alla natura perché trasforma il figlio in un prodotto, insinuando l’idea che la vita possa essere produzione umana. Alla società perché la nuova vita presuppone solo una capacità tecnica e non un contesto di amore di coppia. Infatti il concepimento in vitro può avvenire anche mediante “donatori” di spermatozoi o di ovociti esterni alla coppia; può essere soddisfatto il desiderio di avere un figlio da parte di due donne o di due uomini; si può impiantare l’embrione nell’utero di una donna terza che può farlo a pagamento fungendo da madre surrogatoria. La famiglia naturale viene così decostruita e ricostruita artificialmente in molti modi seguendo i desideri dei singoli individui. La maternità e la paternità si moltiplicano: c’è quella genetica, quella biologica e quella sociale… dal punto di vista tecnico oggi un bambino può avere fino a 6 genitori. Specularmente anche la filiazione si moltiplica e assume molte sfaccettature. I diritti del bambino ad una famiglia composta di un uomo e una donna legati da un duraturo patto di amore reciproco vengono negati con innumerevoli conseguenze negative sul piano psicologico e della maturazione personale e con nuove forme di disagio e disadattamento dai costi ingenti per la comunità. Per tutti questi motivi la politica non può rassegnarsi a fare da notaio imparziale di questi desideri di frontiera, animati da spirito individualistico e incapaci di assunzione di responsabilità, in quanto sono distruttivi della dignità della persona, della donna, del figlio concepito, della sessualità e della stessa società.
Ho insistito sugli aspetti sociali della sessualità e della procreazione perché ritengo indispensabile che la politica si riappropri di questi ambiti, non nel senso di intervenire nella responsabilità personale e di coppia, come avviene per esempio nei paesi che impongono con la forza la pianificazione familiare e la politica del figlio unico. Il potere politico non può intervenire nelle questioni relative alla sessualità e alla procreazione senza ledere l’originaria libertà responsabile della coppia. Ciò tuttavia non significa che la sessualità e la procreazione debbano perdere la loro rilevanza anche pubblica ed essere relegati nelle scelte individuali, al limite delle scelte ludiche.
Si tratta di scelte dalle gravi conseguenze sociali. del resto i figli non sono una proprietà privata. Sia perché essi sono persone e le persone non sono di nessuno. Sia perché i figli rappresentano una risorsa per l’intera comunità. Se bene educati, istruiti, formati ad un maturo esercizio delle virtù personali e sociali essi rappresentano un “bene comune”. Quando invece crescono male, subiscono violenza o maltrattamenti, non acquisiscono né una adeguata istruzione né una vera capacità lavorativa, quando vivono nelle aree del disagio e dell’emarginazione allora producono disfunzioni e costi per tutta la società. Per tutti questi motivi la procreazione non è un fatto privato, pur se nessuno deve sovrapporsi alla responsabilità della coppia. Il fatto stesso che a generare sia una coppia, nel senso più volte espresso di questa parola, conferma che non si tratta di un fatto privato ma originariamente sociale.



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