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12 November, 2015

Istat, meno matrimoni in Italia. E le coppie di fatto superano il milione
di - CORRIERE DELLA SERA

Nel 2014 sono stati celebrati 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto all’anno precedente. Nel quinquennio 2009-2013, il calo è stato in media di oltre 10mila matrimoni all’anno. Mentre le unioni di fatto sono più che raddoppiate dal 2008.


Riserva conferme e qualche sorpresa l’ultimo rapporto Istat su«matrimoni, separazioni e divorzi». Nel 2014 sono stati celebrati in Italia 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto all’anno precedente. Nel quinquennio 2009-2013, il calo e’ stato in media di oltre 10mila matrimoni all’anno. Nel complesso, dal 2008 al 2014 i matrimoni sono diminuiti di circa 57.000 unità. La diminuzione dei matrimoni riguarda soprattutto le prime nozze tra sposi di cittadinanza italiana: 142.754 celebrazioni nel 2014, oltre 40mila in meno negli ultimi cinque anni (il 76% del calo complessivo). Questo avviene anche perchè i giovani italiani sono sempre meno numerosi per effetto della prolungata diminuzione delle nascite. Diminuisce anche la propensione a sposarsi. Nel 2014 sono stati celebrati 421 primi matrimoni per 1.000 uomini e 463 per 1.000 donne, valori inferiori rispettivamente del 18,7% e del 20,2% sul 2008. Il calo arriva al 25% per la primo-nuzialità sotto i 35 anni. Al primo matrimonio si arriva sempre più «maturi». Nel 2014 gli sposi hanno in media 34 anni e le spose 31 (entrambi un anno in piu’ rispetto al 2008). Le seconde nozze, o successive, sono 30.638 nel 2014. Anche se in lieve flessione in valore assoluto, prosegue l’aumento della loro incidenza sul totale dei matrimoni, dal 13,8% del 2008 al 16,1% del 2014.




Oltre 640 mila convivenze nel 2013-2014

Secondo l’Istat, la minore propensione al primo matrimonio è da mettere in relazione con i mutamenti sociali che da alcuni decenni si vanno progressivamente diffondendo e amplificando da una generazione all’altra, determinando eterogeneità nelle modalità e posticipazione dei tempi di costituzione della famiglia. Ad articolare i percorsi familiari è in particolare la diffusione delle unioni libere, che in alcuni casi rappresentano una fase di preludio al matrimonio, ma che possono anche ricoprire un ruolo ad esso del tutto alternativo. Le unioni di fatto sono più che raddoppiate dal 2008, superando il milione nel 2013-2014. In particolare, le convivenze more uxorio tra partner celibi e nubili arrivano a 641mila nel 2013-2014 e sono la componente che fa registrare gli incrementi più sostenuti, essendo cresciute quasi 10 volte rispetto al 1993-1994 . I dati sulla natalità confermano che le libere unioni sono una modalità sempre più diffusa di formazione della famiglia: oltre un nato su quattro nel 2014 ha genitori non coniugati.










Separazioni e divorzi

Per quanto riguarda invece l’instabilità coniugale, i dati del 2013 e del 2014 mettono in luce una fase di «assestamento» del fenomeno. Nel 2014 le separazioni sono state 89.303 e i divorzi 52.335, le prime in leggero aumento e i secondi in lieve calo rispetto all’anno precedente (rispettivamente +0,5% e -0,6%). In media ci si separa dopo 16 anni di matrimonio, ma i matrimoni piu’ recenti durano sempre meno. Le unioni interrotte da una separazione dopo 10 anni di matrimonio sono quasi raddoppiate, passando dal 4,5% dei matrimoni celebrati nel 1985 all’11% per le nozze del 2005. L’età media alla separazione è di 47 anni per i mariti e 44 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 48 e 45 anni. Questi valori sono aumentati negli anni soprattutto per effetto della posticipazione delle nozze a età più mature. In crescita le separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne (7,5% nel 2014). Il 76,2% delle separazioni e il 65,4% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli. Nell’89,4% delle separazioni di coppie con figli i genitori hanno scelto l’affido condiviso.

28 October, 2015

Siamo tutti delle rane bollite?
di - Geppe Nicotra


«Le parole più sacre della vita e della storia umana – come persona e libertà, amore e famiglia, vita e morte, sessualità e generazione – sono sottoposte da decenni a forti pressioni culturali. Così che ciò che fino a ieri era impensabile oggi diventa plausibile e addirittura oggetto di legislazione. In diversi Paesi europei, perfino certe aberrazioni come la pedofilia, l’incesto, l’infanticidio, il suicidio assistito sono motivo di discussioni e di interrogativi non astratti.
È risaputo che tutto ciò non è casuale: attraverso alcune tecniche di persuasione delle masse – la più nota è la cosiddetta “finestra di Overton”, una finestra mentale che si allarga sempre di più attraverso sei fasi precise – si riesce a far accettare l’introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto sociale, fosse anche la pratica che, al momento, l’opinione pubblica ritiene maggiormente inaccettabile. Uno di questi passaggi è quello che potremmo chiamare la “cultura degli eufemismi”: consiste nel chiamare le cose peggiori con nomi meno brutali e respingenti per la sensibilità generale».
In queste parole, pronunciate nella prolusione all’ultimo consiglio permanente dei Vescovi italiani, il card. Bagnasco fa riferimento agli attacchi contro la famiglia, in corso in Italia per mezzo delle normative sulla scuola e sulle unioni civili e cita la “finestra di Overton”: di che si tratta?

La “finestra di Overton”

Joseph P. Overton, (1960-2003) l'ex vicepresidente del centro d'analisi americano Mackinac Center for Public Policy, ideò negli anni '90, un modello di rappresentazione delle possibilità di cambiamenti nell’opinione pubblica, descrivendo come delle idee, totalmente respinte al loro apparire, possano essere poi accettate pienamente dalla società, per diventare infine legge. In pratica, politici e mezzi di comunicazione sociale producono e diffondono le loro opinioni attraverso il modello “The Overton Window”, con lo scopo di influenzare il paese facendo sembrare giusto anche tutto quello che non lo è.
In questo modello d’ingegneria sociale le idee attraversano sei fasi:
1) Impensabili (inaccettabile, quindi vietato);
2) Radicali (vietato, ma con delle eccezioni);
3) Accettabili;
4) Sensate (razionali e quindi condivisibili);
5) Diffuse (socialmente condivise);
6) Legalizzate (quindi permesse o addirittura imposte per legge).
Prendiamo a d'esempio, il tema dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Per molti anni nel sistema “The Overton Window” l'idea del matrimonio tra le persone dello stesso sesso si trovava all'interno della zona vietata poiché la società non poteva accettare l'idea di matrimonio tra le persone dello stesso sesso. I mass media però hanno influenzato in continuazione l'opinione pubblica, sostenendo le minoranze sessuali. I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono diventati prima accettabili, ma con deroghe, poi come accettabili e infine come neutrali. Ora sono recepiti come "accettabili, ma con deroghe". Tra poco, probabilmente, diventeranno totalmente accettabili.


Un’altra esemplificazione di questa strategia si trova in rete (https://www.youtube.com/watch?t=7&v=kXkY55AwBHg) e dimostra come con la finestra di Overton si possa arrivare a legalizzare anche il cannibalismo.
Ancora: temi come matrimoni tra le persone dello stesso sesso oppure eutanasia non ci sembrano più strani. Hanno semplicemente percorso l'intero processo "tecnologico" di trasformazione da "inaccettabili" fino alla "legalizzazione". Quanti, nel 1980, avrebbero accettato, in Italia, l’idea che un bambino possa essere progettato, letteralmente fabbricato in laboratorio, impiantato nell’utero di una donna in affitto, quindi fatto nascere, strappato alla madre, e venduto ad una coppia di omosessuali. Cosa è successo l’anno scorso, con la famosa immagine dei due gay che piangevano di gioia in sala parto, mentre un bambino innocente veniva reso orfano della madre. “I due papà gay” commuovono il web, scrissero tutti. Quasi come se fosse “realmente” possibile, per chiunque, avere davvero “due padri”.

Il principio della “rana bollita”

Si procede per piccoli passi, come ha spiegato Noam Chomsky – un altro grande studioso di processi comunicativi – con la metafora della “rana bollita”: per la «strategia della gradualità», occorre cominciare a parlare di ciò che si vuole far accettare in modo apparentemente asettico, imparziale, senza dare nessuna idea del reale obiettivo che ci si è posti (l’accettazione socialmente condivisa). Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. Siamo rane nel pentolone: se l’acqua tiepida all’improvviso scottasse salteremmo tutti fuori, ma la temperatura viene alzata poco a poco, in modo impercettibile. Quando (se) ci rendiamo conto che è troppo caldo, ormai è tardi: gli arti sono intorpiditi e non c’è più nulla da fare.



Per Noam Chomsky, l’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche.

Le regole di Noam Chomsky

Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. Ne segnalo qualcuna, che ci può aiutare a decifrare certi eventi a noi molto vicini.
– La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali” (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
Quanto battage mediatico viene in questi mesi dedicato al tema delle unioni civili? Eppure, secondo il censimento Istat del 2011, in Italia esistono 13.990.000 coppie composte da un uomo e una donna, a fronte di 7.591 coppie dello stesso sesso. Di queste 7.591 una su 14 si occupa di uno o più minori figli di uno dei partner: i bambini e ragazzi che vivono con queste 7.591 coppie sono in tutto 529.



Cosa nasconde l’urgenza della legge sulle unioni civili? Perché, per accelerare i tempi, vengono svolte addirittura sedute no stop? Forse, per nascondere che in termini di debito 'a valore di mercato' siamo immediatamente al di sotto della Grecia e quasi al livello del Giappone? Oppure, per non far scoprire che, con la riforma, il Senato avrà gli stessi identici poteri della Camera proprio sulla funzione legislativa più alta che è quella di cambiare la Costituzione? E che questi poteri saranno affidati a personaggi impreparati, inadatti e politicamente poco affidabili anche per il modo in cui saranno selezionati? E che le riforme istituzionali così come sono confezionate consentono a una minoranza di prendere in mano tutto il Paese, tra l’altro concentrando i poteri al vertice? E che dire del problema della messa in sicurezza degli istituti scolastici, di cui non si sente più parlare? Che ne è del rischio idrogeologico per cui in Italia il 70 per cento dei comuni sono soggetti a frane o alluvioni? Quando si passerà dalle parole ai fatti per risanare la terra dei fuochi? E cosa si fa per affrontare la desertificazione, visto che con il 21% della superficie a rischio, di cui il 41% al Sud, l'Italia è lo Stato che in Europa risente di più dei cambiamenti climatici? Quanta nuova occupazione creerebbe affrontare queste emergenze? Certo, questi interventi, in termini elettorali, non ripagano a breve come il bonus di 80 euro, le “conquiste civili” del divorzio breve e del gender nelle scuole della “Buona Scuola” o la riduzione delle tasse sulla casa!
– La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti, che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta. Quanto si è detto sopra a proposito della “finestra di Overton” e della “rana bollita” è molto eloquente.
– La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
Cosa è stato propinato agli italiani dal governo Monti, quello del “Salva Italia”, della Fornero delle pensioni e dell’introduzione del gender in Italia? Quando Monti iniziò a governare (dopo il defenestramento di Berlusconi, propiziato da Napolitano, cioè un quasi colpo di stato) trovò questi indici:
• Disoccupazione intorno all’8%
• Disoccupazione giovanile al 29%
• Rapporto Debito/PIL al 119% circa %
• Tasso di crescita del PIL dello 0,4%
Dopo un anno di governo, all’atto delle dimissioni, lasciò questi indici di riferimento:
• Disoccupazione che passa dall’8% all’11,4%
• Disoccupazione giovanile che passa dal 29% al 38%
• Rapporto Debito/PIL che passa dal 119% al 126,5%
• Tasso di crescita del PIL che passa dal +0,4% al – 2,4%
In una intervista alla CNN, non riportata dai giornali ma che si può risentire su youtube, il “salvatore” Monti dice testualmente: “Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale”. Continuiamo ancora a credere a quello che politici e media vogliono farci credere?
E, passando, ad un altro fronte caldo, se è vero che, come ha affermato un importante giornalista americano gay, quanti sono coinvolti in relazioni omosessuali dovrebbero «lottare per il matrimonio omosessuale e i suoi benefici e poi, una volta garantito, ridefinire l’istituzione del matrimonio completamente, perché l’azione più sovversiva che lesbiche e gay possono intraprendere […] è trasformare interamente la nozione di famiglia», aspettiamo fatalisticamente che questo avvenga oppure ci diamo una mossa per difendere la famiglia della maggioranza degli italiani (che sono contrari alle nozze gay, secondo gli ultimi sondaggi) e il futuro dei nostri figli?
Per non sentire un giorno pronunciare a nostra condanna le parole di Ezechiele: «Se io dico al malvagio: “Tu morirai!”, e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te”», e di Isaia: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro».
Perché, come lasciò scritto il giudice Livatino, «alla fine non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili»
La sentiamo l’acqua che inizia a bollire?

26 October, 2015

La battaglia contro il gender del sindaco di Padova
di - zenit


Il primo cittadino Bitonci difende così la sua scelta: "Io pure sono genitore. E i genitori sanno che i figli hanno bisogno di guide e ruoli che diano sicurezze. Non di falsità"
Di Redazione

Il nuovo terreno di scontro sul tema del gender è il Comune di Padova. Tutto è cominciato ad agosto, quando il primo cittadino Massimo Bitonci (Lega Nord), poco prima che iniziassero le scuole, ha raccolto le preoccupazioni di genitori e insegnanti contenute in una mozione e si è impegnato a vietare l'introduzione della teoria gender nelle scuole padovane. "Io pure sono genitore - la sua spiegazione -. E i genitori sanno che i figli hanno bisogno di guide e ruoli che diano sicurezze. Non di falsità".
La reazione dei sostenitori del gender non si è fatta attendere. Un gruppo di associazioni ha allora affittato una sala comunale per una lettura pubblica di libri a tema gender. Affronto che il sindaco Bitonci ha subito rispedito al mittente. "Non capisco il motivo per cui queste persone insistono, si cerchino uno spazio privato", ha detto negando la sala a questo tipo di iniziativa.
La decisione del primo cittadino, però, non è andata giù al suo predecessore, Alex Zanonato (Pd), che ha denunciato Bitonci per abuso di potere. "Questo comportamento criminoso - scandisce l’esponente democratico - contrasta in modo clamoroso con l’articolo 21 della nostra Costituzione, secondo cui tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero".
La risposta di Bitonci è arrivata dopo neanche un’ora. "Caro Zanonato, scopro a malincuore che sei un accanito sostenitore delle teorie gender, mentre ti pensavo un difensore della famiglia naturale. Ora minacci querele e denunce, sapendo che godi dell’immunità parlamentare". Via Twitter è arrivato il sostegno al sindaco di Padova da parte di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, il quale ha scritto "Giù le mani dai bambini". Stesso messaggio inviato sul social network da Roberto Maroni, governatore della Lombardia.




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