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26 August, 2011

GIOVANARDI, FORMALIZZATO EMENDAMENTO PER FAMIGLIE NUMEROSE
di -


(ASCA) - Roma, 19 ago - Il sottosegretario presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per le politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, ha trasmesso al sottosegretario Gianni Letta il testo di un emendamento al decreto legge anticrisi volto a rimodulare il cosiddetto contributo di solidarieta'. Lo scopo - informa una nota - e' di non colpire i contribuenti con tre o piu' figli, esentandoli del tutto dal contributo per un reddito inferiore ai 150.000 euro, ed applicando agli importi superiori a tale soglia soltanto un'aliquota del 5%. Per garantire l'invarianza del gettito, l'emendamento prevede di abbassare la soglia del prelievo a 80.000 euro per i soli contribuenti privi di figli a carico.

''Si tratta - ha commentato il sottosegretario Giovanardi - di un segnale verso un piu' equo riequilibrio del sistema fiscale in favore delle famiglie, cosi' come previsto dall'art. 31 della Costituzione, che dovra' trovare una compiuta sistemazione nell'esercizio della delega per la riforma fiscale anche in coerenza con la bozza di Piano nazionale per la famiglia da me gia' illustrato nel mese di luglio in Consiglio dei ministri''.




Con il Cammino Neocatecumenale a Madrid
di - di Giuseppe Gennarini


ROMA, venerdì, 19 agosto 2011 (ZENIT.org).- “Io Giovanni Paolo,…successore di Pietro nella sede di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago grido con amore a te vecchia Europa: ritrova te stessa, riscopri le tue origini, ravviva le tue radici, torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti…tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo".
Mai come oggi le parole gridate ventidue anni fa da Giovanni Paolo II a Finis Terrae, il lembo estremo del continente europeo, suonano attuali in questi giorni. L’Europa sembra sperduta, in preda ad una crisi profonda. Il relativismo culturale, propagandato da tanti come la più sicura ricetta per la pace sociale, si è rivelato causa di enormi e continue conflittualità. I recenti disordini in Inghilterra hanno mostrato a tutto il mondo giovani disposti bruciare o ad uccidere per impossessarsi di un telefonino nuovo. Dietro a questi teenagers non ci sono più genitori, non c’è famiglia, non c’è cultura, e non c’è neppure società. Tanti giovani crescono senza Dio e senza legge, quasi dei nuovi barbari dove l’unica parvenza di famiglia o gruppo sociale è la gang. La crisi economica, che sembra aggravarsi, è solo la manifestazione esterna di una cultura che ha rinnegato le sue radici cristiane e sta andando alla deriva. Divorzi, aborti, adulteri: il caos delle vite personali si riflette a livello sociale, economico e politico. La distruzione della famiglia è la maggiore causa di impoverimento e il calo demografico blocca la ripresa economico. Nessun partito osa “tagliare” i benefici concessi ma non più sostenibili dall’economia che si contrae e ricorre ad un sempre maggiore indebitamento, distruggendo il futuro delle prossime generazioni; così la crisi morale diventa crisi economica e la democrazia si trasforma in demagogia.
Giovanni Paolo II vide all’orizzonte i pericoli gravissimi cui va incontro l’Europa e il mondo occidentale e soprattutto le nuove generazioni. Le giornate mondiali della Gioventù nacquero da questa visione profetica: fare sperimentare ai giovani la bellezza di un’esperienza di Cristianesimo, poter vivere la vita abbandonati in Dio e quindi sperimentare la vita eterna. Fare gustare ai giovani, assetati di eternità, la dimensione eterna della loro esistenza.
Il Cammino Neocatecumenale ha partecipato fin dall’inizio alle Giornate Mondiali della Gioventù portando tanti giovani che hanno avuto esperienze bellissime. Quest’anno si calcola che circa duecentomila giovani delle comunità neocatecumenali saranno presenti a Madrid. Molti dei giovani che stanno recandosi a Madrid in questi giorni sono i figli di quei giovani che nell’89 si recarono a Santiago, o nel ‘93 a Denver e che oggi, sposati e con famiglie numerose, guidano gruppi di pellegrini.
Dagli Stati Uniti sono partiti 5000 giovani delle comunità neocatecumenali: molti di loro sono atterrati in Inghilterra e stanno evangelizzando i loro coetanei per le strade, nei ristoranti, nelle piazze annunciandogli la vita eterna, aprendogli un cammino di ritorno a Dio e di speranza per la loro vita proprio nei quartieri dove nei giorni scorsi c’erano stati disordini e dove ancora si possono vedere i danni e gli incendi per le strade. Questi gruppi che stanno percorrendo le strade di tutta Europa non fanno turismo; a ogni tappa del viaggio si fermano nella piazza principale o nel centro commerciale e annunciano la loro esperienza di Cristo; la gente resta scioccata vedendo tanti giovani che credono che la vita ha un senso, che hanno una prospettiva, che hanno speranza. Tanti inglesi, vedendo queste folle di giovani che invece di rompere negozi parlavano di Dio e andavano a Madrid per vedere il Papa, erano stupefatti e si sporgevano dalle finestre, anche dal terzo piano, chiedendo: “Chi siete? Da dove venite?”.
"Il pellegrinaggio simbolizza la vostra vita”, disse Giovanni Paolo II parlando ai giovani nel 1982. “Significa che voi non volete istallarvi, che resistete a tutto ciò che mira a spegnere le vostre energie, a soffocare le vostre domande, a chiudere il vostro orizzonte. Si tratta di mettersi in rotta, accettando la sfida delle intemperie, di affrontare gli ostacoli, soprattutto quelli della vostra fragilità, di perseverare fino alla fine”.
Il pellegrino lascia la sua patria per cercare la vera patria; in passato prima di partire celebrava quasi un secondo battesimo: faceva una confessione generale, si riconciliava con i nemici e chiedeva perdono a tutti, saldava ogni debito, lasciava tutto, faceva testamento e si rivestiva di una veste che lo avrebbe accompagnato per diversi anni o forse per tutta la vita. Come capire, con la nostra mentalità che vede nel confort e nella sicurezza il massimo della felicità, un’esperienza che pone il culmine della vita umana nell'abbandono di ogni ricchezza e comodità a favore di una vita da mendicanti? Eppure nell'abbandono completo e fiducioso alla Provvidenza di Dio il pellegrino scopre una libertà ed una qualità di vita, anche da un punto di vista solo umano, superiore a quella che qualsiasi ricchezza o sicurezza possano procurare.
Anthony Palombo, figlio di un pompiere che morì nelle torre gemelle è andato in pellegrinaggio con un gruppo proveniente da New York. Anthony è il primogenito di dieci figli, e da alcuni anni è entrato in seminario per diventare presbitero; sua madre da due anni lotta con il cancro; intervistato a Londra dalla radio, ha raccontato come Gesù Cristo venne a cercarlo attraverso il Cammino Neocatecumenale quando si trovava in una crisi profondissima per la morte di suo padre e cercava rifugio nella droga, nell’alcol e nel sesso. Attraverso questo incontro con l’amore di Cristo, Palombo vide anche il cancro di sua madre come una benedizione di Dio scoprendo che Dio è suo padre e che non gli da nulla che sia cattivo.
“Ascoltando la sua esperienza”, l’intervistatrice ha commentato, “si vede la necessità di risvegliare la coscienza morale dei giovani dopo le violenze di questi giorni. Che potrebbero fare i governi e le comunità di fede per promuovere l’etica, un nuovo senso di moralità?”. “Cercare di promuovere un nuovo senso di moralità picchiando sulla testa della gente a suon di leggi non funziona; – ha risposto Anthony – non si converte nessuno cercando di ficcare in testa i dieci comandamenti; la prima cosa è l’annuncio dell’amore di Dio, scoprire che Dio ti ama e che quello che vuole per te è quello che è meglio per te: questo è quello che cambia la vita della gente.
Quando capii che le cose di cui mi parlavano i miei genitori e che ascoltai in Chiesa erano vere, che era vero che la droga, il sesso e l’alcool non mi facevano felice e che invece Dio mi offriva quello che mi da la felicità: questo è quello che ha cambiato la mia vita; quando i tuoi amici vedono che tu sei felice non quando rubi o quando fornichi o quando prendi droghe. Sperimentare che Dio ti ama: questo annuncia una nuova moralità. Questo è l’annuncio che stiamo facendo qui a Londra e che è così importante: vedere gente con una nuova morale e vedere quanto sono felici vivendo in un modo diverso. In questi giorni, quando evangelizziamo per le strade, sentendo l’esperienza di mio padre morto nelle torri e di mia madre con il cancro, mi chiedono: “Perché? Perché Dio permette queste cose?”. Io, attraverso la Chiesa, ho visto che Dio è presente anche nella sofferenza di mia madre che lotta con il cancro. La gente resta scioccata, ma a casa mia tu puoi trovare una gioia che non puoi trovare da nessuna altra parte. Possiamo affrontare la sofferenza in un modo diverso da chi non ha Dio”.
A Londra un altro gruppo proveniente dal New Jersey ha incontrato una ragazza che aveva perso il padre tre mesi fa: dopo la morte del padre questa ragazza cominciò a bere e prendere droga. Mentre era ubriaca venne violentata tre volte ed è finita a vivere per strada. In questa situazione ha incontrato l’annuncio portatogli da questi giovani in questi giorni che l’ha impressionata moltissimo anche perché la notte precedente aveva sognato che sarebbero venuti due giovani a portargli una buona notizia e con loro sarebbe andata in una grande tenda bianca ad ascoltarli. I due giovani, Andres e Bill, gli hanno chiesto cosa pensava che fosse quella tenda bianca. E questa ragazza, che in soli tre mesi era sprofondata in questo abisso senza speranza, ha risposto: “certamente è la Chiesa.”
Tanti giovani stanno aspettando qualcosa che né la politica, né l’educazione, né la ripresa economica possono dargli: è la buona notizia che Dio gli vuole bene e che la loro vita ha un senso.
“Il mondo senza Dio diventa un ‘inferno’”, ha dettoBenedetto XVI annunciando la giornata mondiale della Gioventù di Madrid: “prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta”.

22 March, 2011

Non solo valori non negoziabili per i cattolici in politica
di -


Monsignor Giampaolo Crepaldi indica la via per la ripresa
di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 15 marzo 2011 (ZENIT.org).- Intervenendo a Sacrofano, in provincia di Roma, il 12 marzo ad un seminario il cui tema era “Il cattolico in politica e la comunità ecclesiale”, monsignor Giampaolo Crepaldi ha indicato la strada per far crescere i cattolici nella società e anche nella politica.
L’Arcivescovo di Trieste ha ricordato che Benedetto XVI, durante la visita in Portogallo, ha osservato che “mentre noi ci interroghiamo su cosa dovrebbero fare i cattolici in politica, i cattolici diventano sempre di meno, nel senso che la fede sta sparendo dalle nostre terre europee, Italia compresa”.
Con questa citazione monsignor Crepaldi ha inteso dire che “se i cattolici impegnati in politica non avranno il coraggio di ricollegarsi, quasi di riscoprire, la propria fede religiosa e gli agganci organici con la comunità ecclesiale e il magistero della Chiesa, essi abdicheranno al loro compito di testimoniare la fede e di educare alla fede tramite la loro esperienza politica”.
Secondo il presule l’esperienza politica cattolica “potrà servire veramente all’uomo” solo se “servirà anche e prima di tutto a Dio”.
Per l’Arcivescovo di Trieste la diaspora dei cattolici nei vari partiti politici non è provocata solo dal sistema politico, ma da una notevole frammentazione nella comunità ecclesiale e del popolo cattolico.
“Oggi si parlano troppe lingue nel popolo cristiano – ha affermato -. Non solo non c’è più una omogeneità politica, ma non c’è una omogeneità per quanto riguarda la visione del rapporto tra la Chiesa e il mondo”.
Per quanto riguarda i principi non negoziabili, il presule ha sottolineato che si tratta di “obiettivi minimi. Non è che il cristianesimo riduca il proprio messaggio ai principi non negoziabili. Quelli sono la soglia di intollerabilità assoluta”.
Ciò che preoccupa monsignor Crepaldi è una “diffusa abdicazione a tener fede ai principi fondamentali della fede in una preoccupante polverizzazione di valutazioni e atteggiamenti” che “per lentezza, inerzia, accomodamento, sono ancora largamente pervasi da schemi culturali e spesso anche ideologici che si pensavano superati”.
L’Arcivescovo di Trieste si è detto convinto che “la presenza politica dei cattolici deve avere il coraggio di schierarsi per il cambiamento netto rispetto a forme negative della politica del passato”.
“Rimanere legati a forme di statalismo superato o ad un concetto di 'moderazione' o di 'centro' inteso o come difficoltà a scegliere o come garanzia per tanti di mantenimento della loro nicchia mentre il mondo sta cambiando – ha precisato monsignor Crepaldi - non sono atteggiamenti in grado di valorizzare tutte le indicazioni nuove che ci dà la Caritas in veritate, la quale suggerisce un programma politico molto più all’avanguardia delle posizioni politiche di tanti cattolici”.
In merito alle nostalgie per il sistema elettorale proporzionale o a altre forme di consociativismo l’Arcivescovo di Trieste ha detto: “la presenza politica dei cattolici deve avere il coraggio di schierarsi per il cambiamento netto rispetto a forme negative della politica del passato”.
A questo proposito ha quindi avanzato delle proposte come: lo snellimento deciso dello Stato, la revisione radicale del sistema di welfare, la riforma scolastica con una effettiva parità, una accentuata sussidiarietà a tutti i livelli, una politica per la famiglia non solo di tipo assistenziale ma promotiva di una cultura della famiglia, la lotta alle rendite di posizione, un maggiore pluralismo nei servizi e nella società civile, una politica dell’energia non ideologica, una nuova etica sociale della responsabilità.
Monsignor Crepaldi ha concluso affermando che è ora di “riprendere in proprio e direttamente una solida formazione alla politica fondata sul Magistero e non su sue ideologiche interpretazioni, secondo la linea chiara che sta indicando Benedetto XVI”.


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