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06 April, 2012

Diecimila giovani all’incontro del Cammino Neocatecumenale a Trieste
di -


Circa 200 ragazzi e ragazze hanno risposto alla chiamata di Cristo di evangelizzare le nuove generazioni

TRIESTE, venerdì, 30 marzo 2012 (ZENIT.org) - Quasi 10.000 giovani provenienti da tutto il Nord Italia e da altri 10 Paesi d’Europa hanno animato il Palasport di Trieste, domenica scorsa 25 marzo, per proclamare tutta la gioia di essere cristiani oggi, secondo quanto riferisce la Radio Vaticana.
A riunirli è stato l’invito dell’Iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello, e del vescovo della diocesi di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, per fare loro l’annuncio dell’amore del Signore e coinvolgerli nella missione della Chiesa oggi.
Provenivano quasi tutti da famiglie del Cammino Neocatecumenale di varie regioni del Nord Italia: 3.500 i giovani del Triveneto; 1.800 i giovani della Lombardia, insieme ad altri gruppi del Piemonte e Liguria, un gruppetto pure da Roma.
Numerosi erano anche i giovani croati e sloveni e i gruppi provenienti da Bosnia, Serbia, Macedonia, Austria, Germania, Polonia, Francia, con un gruppo dalla Finlandia.
Kiko, come spesso fa in questi annunci, ha preso spunto dalla seconda Lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (5,14) per fare presente l’amore di Cristo che ci urge dentro a non vivere più per noi stessi, ma per Colui che è morto ed è risorto per noi".
L'amore di Cristo, ha insistito Kiko, è necessario "per lanciarci dentro questa società di oggi, così sola e spaventata, che fugge da tutte le parti, con milioni di aborti, soffocata dalla paura della morte, perché senza la vita divina dentro"
A questa società, a questa generazione, ha ribadito, bisogna "dare un nuovo annuncio di vita e di speranza: la vittoria di Cristo su ogni paura, sulla morte".
Da parte sua mons. Crepaldi, ha ringraziato i giovani per la loro presenza in una città già testimone, come tutte le città di confine, di tanti conflitti e divisioni. "Già la sola vostra presenza - ha detto ai giovani - è una testimonianza che dà speranza alla nostra città, ci dà una bellissima lezione, perché va oltre tutte le divisioni: tutto è possibile con la forza dello Spirito Santo".
La risposta dei giovani non si è fatta attendere. Quando Kiko, infatti, quasi al termine dell’incontro, ha chiesto loro di rispondere all’amore del Signore e al desiderio di evangelizzare questa nostra generazione, specialmente in Asia, in Cina, ben 120 ragazzi sono corsi verso il palco per ricevere la benedizione e dare il loro nome perché, dopo un tempo di discernimento, se la chiamata del Signore verrà confermata, possano essere preparati al sacerdozio.
Anche un’ottantina di ragazze hanno offerto la loro risposta per servire la nuova evangelizzazione in Asia. Commovente è stato pure l’ultimo atto della giornata, quando l'iniziatore del Cammino Neocatecumenale ha chiesto di accompagnare con la preghiera quotidiana del Rosario dinanzi al Ss.mo le “missio ad gentes”, ovvero quei gruppi di tre o quattro famiglie che, con i loro figli e un presbitero, formano una comunità di evangelizzazione, che fa presente la Chiesa in quartieri totalmente secolarizzati di varie città dell’Europa.
Una richiesta apparentemente incompatibile con quelli che sono i desideri e gli interessi dei giovani d'oggi. Eppure lo spettacolo è stato toccante: a decine sono accorsi – ragazzi e ragazze – per offrire la loro generosa preghiera al Signore.


10 March, 2012

Donne senza paura di essere buone e belle
di -


La giornalista e scrittrice Costanza Miriano dice la sua sulla festa dell'8 marzo
di Luca Marcolivio
ROMA, martedì, 6 marzo 2012 (ZENIT.org) – La giornalista del TG3 Costanza Miriano è quanto di più lontano possa esistere dallo stereotipo della femminista. È profondamente cattolica ma molto diversa dallo stereotipo della ragazza cresciuta in oratorio.
Il suo primo libro Sposati e sii sottomessa (Vallecchi) è stato il caso editoriale dello scorso anno, spazzando via tutti i luoghi comuni sulle donne e sulle famiglie di oggi. Nell’intervista che ha rilasciato a Zenit, a pochi giorni dalla Festa della Donna, la Miriano torna a parlare dei temi da lei affrontati, con la consueta acuta ironia “chestertoniana”.
Siamo vicinissimi alla festa dell’8 marzo, una ricorrenza che è un “totem” per le femministe. Altre donne, invece, vorrebbero abolirla…
Costanza Miriano: Io appartengo alla seconda categoria! Oggi come oggi vedo una situazione sbilanciata a nostro favore, nel senso che non vedo così tante donne così discriminate, salvo casi, che non voglio sminuire, di maltrattamenti. Vedo piuttosto una figura dell’uomo sempre più svilita, indebolita, sentimentalizzata, costretta a ruoli di cura ed accudimento che non sono propriamente maschili. Parlare di un uomo come autorevole, energico o forte equivale ormai quasi a insultarlo, a bollarlo come prepotente o maschilista. Io invece credo che i due ruoli vadano assolutamente ritrovati e valorizzati, essendo l’uno complementare all’altro. Quindi le rivendicazioni femministe non le condivido.
Se spengo la televisione e se chiudo i giornali, se guardo alle donne ‘in carne ed ossa’ che conosco, le rivendicazioni che loro fanno sono sulla maternità, sui figli; non vogliono essere costrette a lavorare o, quantomeno, vogliono farlo, dando un contributo alla società, senza essere costrette ad abbandonare i figli per un tempo irragionevole. Credo sia questa la vera battaglia: quella delle mamme.
Sul fronte della “emancipazione” la battaglia è ampiamente vinta: si pensi che il direttore del mio TG, Bianca Berlinguer, e il mio direttore generale, Lorenza Lei, sono donne… Per acquisire ruoli “di potere”, che hanno tempi e modi maschili, però, le donne devono accantonare la famiglia, la parte umana.
Negli ultimi quarant’anni è stato più l’uomo o la donna a vedere snaturato il proprio ruolo?
Costanza Miriano: L’uomo, senza ombra di dubbio. Roberto Marchesini ha scritto un libro in proposito, Quello che gli uomini non dicono (Sugarco). Questo saggio spiega la retorica per la quale l’uomo dovrebbe “femminilizzarsi”, assumere ruoli di cura, accudire i figli, prendere congedi parentali. Io, personalmente, condivido il magistero della Chiesa e la Bibbia che afferma “maschio e femmina li creò”. La distinzione sessuale non è una ‘carrozzeria esterna’ ma si riferisce a due incarnazioni diverse dell’amore di Dio. L’uomo dovrebbe avere il ruolo della guida: se inizia anche lui a cambiare i pannolini o a preparare le pappe non potrà essere autorevole…
Papa Benedetto XVI ha proposto, come intenzione di preghiera per marzo, il riconoscimento del contributo delle donne allo sviluppo della società. Che tipo di riconoscimento auspica, a suo avviso, il Santo Padre?
Costanza Miriano: Di certo non il riconoscimento delle quote rosa! Credo intenda che le donne debbano riscoprire la bellezza del loro ruolo, in particolare quello materno. Siamo noi le prime che tendiamo a dimenticare questo ruolo o a metterlo tra parentesi. Come il Papa stesso ha scritto nella Lettera sulla collaborazione tra uomo e donna, la più nobile vocazione per la donna è risvegliare il bene che c’è nell’altro, a favorire la sua crescita. È colei che dona la vita prima al suo bambino e poi a coloro che ha intorno, con la sua capacità di valorizzare i talenti, di mettere in relazione, di accogliere, di mediare, di vedere le cose da più punti di vista.
L’uomo, anche in famiglia, ha un tipo di amore più rivolto verso l’esterno, è colui che costruisce nel mondo del lavoro, che feconda la terra. L’uomo caccia e la donna raccoglie! Sono certa che il Papa non si riferisca alle battaglie femministe ma auspichi che la donna torni ad abbracciare il suo ruolo, perché, come tutto quello che la Chiesa ci insegna, è per la nostra felicità più profonda. Vedo tante donne che hanno rinnegato questa parte più femminile della loro vocazione, che hanno investito tutto sul lavoro, o meglio sulla carriera, rinunciando ai figli e, alla fine, ne soffrono.
Qual è stato il modello femminile della sua vita?
Costanza Miriano: Ne ho molti. Le donne che sanno ‘spargere la vita’ davanti a sé sono tutte profondamente cristiane. Due di loro, guarda caso, sono entrambe madri di sei figli: una ha scelto di rimanere a casa, l’altra di fare il medico. Quest’ultima, con un’attività privata, quindi elastica come orari, è riuscita ad armonizzare bene famiglia e lavoro.
Penso, però, anche a suor Elvira, della Comunità Cenacolo di Saluzzo, che è madre, in un altro modo, di migliaia di ragazzi. Prima di lei abbiamo avuto moltissime sante: Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), Gianna Beretta Molla, tutte donne molto forti e coraggiose che mi ispirano e a cui vorrei somigliare.
Nel mondo dello spettacolo, della TV e del cinema c’è un’enfasi particolare sulla bellezza femminile, spesso non sempre nella cornice del buongusto e dell’eleganza. Possono i mezzi di comunicazione restituire la giusta dignità all’immagine della donna?
Costanza Miriano: Una giusta cura di sé da parte della donna non guasta. Noi donne cattoliche, talvolta, ci illudiamo che curando lo spirito si possa fare a meno di curare il corpo, invece io credo che per una donna sposata sia quasi un dovere essere piacevole. Io stessa amo essere un minimo vanitosa e “frivola”! Spesso ho le encicliche del Papa sporche di smalto… Non vedo nessun contrasto tra la bellezza fisica e quella spirituale. Io amo molto lo sport e tuttora lo pratico. La bellezza è un dono: va accolto, coltivato e custodito, ovviamente senza “buttare le perle ai porci”, senza esibirla in modo volgare. Alla fine quello che vediamo in televisione è il naturale esito della battaglia femminista.
Penso che i mezzi di comunicazione possono restituire dignità alla bellezza femminile, non censurando o condannando, né sottolineando il male ma mostrando che la vera bellezza e la vera felicità sono altro. La sfida di noi cattolici non è fare i moralisti o i bacchettoni: non è questo che convince il cuore. Dobbiamo fare vedere una bellezza più grande, testimoniando, anche con lo smalto e i colpi di sole, che la vera felicità è un’altra. Non è detto che una donna che ha molti figli e vive tutta la vita con un unico marito, debba per forza abbrutirsi. La nostra sfida di cattolici dobbiamo mostrare la profonda ragionevolezza della fede e l’infelicità profonda ed inevitabile che viene dal non credere. Non credo possa esistere una felicità senza Dio, il nostro cuore è fatto per Lui. Nemmeno per Brad Pitt e Angelina Jolie ci sarà alcuna felicità senza Dio!
E' possibile acquistare il libro di Costanza Miriano Sposati e sii sottomessa, cliccando su:
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16 February, 2012

Papa: sostegno alle famiglie numerose
di - Affari sul Web


Benedetto XVI ha chiesto oggi “che vengano ulteriormente promossi adeguati interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegno delle famiglie più numerose,che costituiscono una ricchezza e una speranza per l’intero Paese”.
Questo l’appello del Pontefice pronunciato a conclusione dell’Udienza generale, davanti a circa 9mila fedeli.
“Nell’odierno contesto sociale – ha detto – i nuclei familiari con tanti figli costituiscono una testimonianza di fede, di coraggio e di ottimismo, perchè senza figli non c’è futuro”.




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