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07 January, 2014

Ecuador: dura critica del presidente Correa contro l’ideologia del gender
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Secondo il Capo di Stato, non bisogna rendere politiche questioni che, in realtà, sono solo morali. Forti le reazioni dei gruppi LGBT

ROMA, 04 Gennaio 2014 (Zenit.org) - L’idea che, in virtù della libertà, una persona può scegliere se essere un maschio o una femmina “è una barbarie che non resiste ad alcuna analisi, che mina tutti, e va contro le leggi naturali”. Ad affermarlo è il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, lo scorso 28 dicembre, durante una manifestazione politica presso il cantiere del nuovo Ospedale del Monte Sinai, nella provincia di Guayas.
“Non è giusto cercare di imporre le proprie convinzioni a tutti", ha sottolineato il presidente, soprattutto ai ragazzi, perché “ci sono persone che stanno insegnando questo ai nostri figli, ai nostri giovani”. Correa ha ribadito quindi il suo impegno per la difesa della famiglia tradizionale: "Penso che questa ‘novità’ della ideologia del gender – ha detto - distrugga la famiglia naturale, che rimane, e credo rimarrà sempre, la base della nostra società”.
“Che vivano i movimenti femministi per la parità dei diritti!”, ha proseguito, ma “attenzione a queste estremizzazioni in cui non ci sono uomini o donne naturali , ma soltanto costruzioni sociali”. Il Capo di Stato ha dichiarato poi il suo sostegno per i pari diritti degli uomini e delle donne, ma non per l’uguaglianza tra essi, in quanto “uomini e donne non sono uguali in tutti gli aspetti, ma fortunatamente diversi, complementari”. Non bisogna dunque preoccuparsi “di imporre stereotipi”: “Che meraviglia una donna che mantenga i propri tratti femminili, e un uomo i suoi tratti maschili", ha esclamato.
Ha poi criticato chi fa della difesa della vita o della famiglia una questione politica, laddove essa è solo una questione morale: "Se Pinochet era abortista allora era di sinistra, se Che Guevara era contro l'aborto allora era di destra. Ma questo non ha nulla a che fare con la destra o la sinistra, sono atrocità, sono questioni morali”.
Il presidente Correa è tornato a riflettere sulla ideologia del gender che – ha rimarcato – “è molto pericolosa”. “In alcune scuole stanno insegnando ai nostri giovani questa ideologia che in pratica dice che nessun uomo o donna è naturale, che non è la natura a determinare il sesso, ma il condizionamento sociale, e che per ottenere la vera libertà bisogna liberarsi di questi vincoli sociali per essere in grado di scegliere il proprio genere”. Questa “è pura e dura ideologia, portata avanti per giustificare lo stile di vita di chi la genera”. “Rispettiamo queste persone in quanto persone, ma non condividiamo queste atrocità che non supportano la più blanda analisi accademica e distruggono la base della società, che è la famiglia naturale”.
Le parole del presidente Correa hanno suscitato forti reazioni tra i movimenti LGBT. Diversi gruppi lo hanno criticato duramente, in particolare attraverso Twitter e altri social network. Tra questi, in particolare, i promotori del Matrimonio Civile Egualitario, secondo cui il presidente si sarebbe contraddetto con le sue dichiarazioni dello scorso 13 dicembre quando, incontrando otto rappresentanti della lobby LGBT a Guayaquil, ha espresso il suo impegno a difendere i diritti degli omosessuali.

27 December, 2013

Coraggio Kiko, continua con questa missione!
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L'iniziatore del Cammino Neocatecumenale racconta la Festa delle Famiglie di Madrid del prossimo weekend, l'ammirazione per Francesco e le aspettative per l'udienza con il Papa del 1° febbraio

ROMA, 24 Dicembre 2013 (Zenit.org) - Dal 27 al 29 dicembre, Plaza Colón di Madrid accoglierà migliaia di genitori, ragazzi e bambini di tutta Europa per celebrare la festa della Sacra Famiglia, il tradizionale evento che vuole rendere omaggio e ricordare l’importanza della famiglia. Tra i partecipanti alla VII edizione - sul tema “La famiglia, un luogo privilegiato” – numerosi verranno dal Cammino Neocatecumenale, guidati dall'iniziatore Kiko Argüello che, domenica 29 dicembre, presenterà anche tutti le famiglie che saranno benedette prima della loro partenza per la missio ad gentes nel mondo. In vista dell'evento, ZENIT ha incontrato Kiko che, nell’intervista di seguito, racconta la partecipazione all’evento, ma anche la sua affinità con Papa Francesco, l’importanza dell’annuncio del kerygma e l’udienza del 1° febbraio, in aula Paolo VI, in cui il Santo Padre incontrerà i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale e le famiglie pronte a partire in missione.
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Che contributo darà il Cammino Neocatecumenale alla Festa delle Famiglie di quest'anno?
Kiko Argüello: Come tutti gli anni abbiamo invitato le famiglie del Cammino ad essere presenti e a dare una loro testimonianza. Noi responsabili del Cammino siamo sorpresi di vedere la disponibilità di tante famiglie che si offrono per la nuova Evangelizzazione nel mondo intero. Circa un mese fa c’è stata una convivenza in cui si è deciso il “destino” di queste famiglie. Da un lato avevamo i luoghi in cui era necessaria una missio ad gentes (Africa, Asia, Europa, ad esempio) e dall’altro i nomi di queste persone. È stato sorprendente perché tutti si sono mostrati pronti ad andare nei luoghi sorteggiati. Vogliamo allora raccontare questa testimonianza. Inoltre, a Madrid verranno le famiglie di tutta Europa che vogliono affidare la loro missione alla Sacra Famiglia di Nazareth e al cardinale Rouco che durante la Messa impartirà loro una benedizione.
Da dove nasce la disponibilità delle famiglie, questa fede di cui lei parlava, ad andare ad annunciare il Vangelo in ogni parte del mondo?
Kiko Argüello: Viene dalla iniziazione cristiana. È urgente portare un itinerario d’iniziazione cristiana in tutte le parrocchie, cioè piantare il seme del nostro battesimo in modo che possa nascere in tutti un uomo nuovo, una nuova creazione. Dice San Paolo che “Cristo è morto per tutti perché l’uomo non viva più per se stesso”. La condanna dell’uomo è essersi separato da Dio per il peccato originale, che lo obbliga a vivere per se stesso. L’uomo incontra la felicità solo quando soddisfa il suo “io”, eppure rimane sempre insoddisfatto perché non può darsi, non può amare come Cristo ci ha amato, dando la vita sulla Croce. Queste famiglie, dunque, grazie ad un cammino di iniziazione cristiana, ad una comunità che le sostiene, alle catechesi, alla Parola di Dio, approfondiscono la propria fede e cominciano a realizzare il desiderio che Dio gli ispira di partire, di darsi fino in fondo, che è una cosa veramente grande.
Domenica, lei presenterà le famiglie che saranno benedette poi il 1° febbraio da Papa Francesco per partire per la missio ad gentes. Chi sono queste famiglie?
Kiko Argüello: Quasi tutte vengono dell’Europa, la maggior parte dall’Italia e dalla Spagna. Sono famiglie giovani, con molti figli piccoli, che andranno in missione in vari paesi dell’Asia e dell’Africa, o in zone dell’Europa completamente secolarizzate, dove non vi è alcuna presenza della Chiesa: Austria, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, giusto per fare un esempio. In totale sono circa 40 missio ad gentes. Ognuna di essa è composta da quattro famiglie, da un sacerdote e un “socio” che lo accompagna, di solito un laico o un seminarista. Nelle missio ci sono anche donne più anziane che contribuiscono alla evangelizzazione e tre ragazze giovani che, senza fare alcuno voto particolare, si offrono liberamente per aiutare le famiglie a badare ai figli piccoli. Chi conosce e vede queste piccole comunità rimane impressionata di come si relazionano tra loro. Gesù Cristo dice “amatevi come io vi ho amato e in questo riconosceranno che siete miei discepoli”. Questo si realizza e sconvolge il mondo, perché le persone vedendo questo amore rimangono “toccate” e desiderano amarsi come loro. Facciamo catechesi in case di non battezzati che si dicono sempre “incantati” nel vedere tutto questo, a respirare quest’aria. È una forma nuova di evangelizzazione che invece di partire dalla religiosità del popolo, dal tempio, parte dall’amore.
In particolare, il Cammino si sta concentrando sulla missione in Asia? Come procede? Ci sono frutti concreti?
Kiko Argüello: Siamo veramente entusiasti di quanto Dio sta facendo in Asia. Vediamo ogni giorno cose straordinarie. Ad esempio, in una missio ad gentes in India, a Natale le famiglie si erano riunite per cantare canti natalizi del Cammino. Alcune persone del posto, ascoltando i canti, si sono avvicinate e hanno chiesto a questi fratelli di entrare in casa loro. Si è presentato anche il sindaco che voluto che le famiglie in missione gli insegnassero questi canti che - ha detto - gli piacevano molto. L’anno scorso pure è stato organizzato un piccolo “concerto” con i canti del Cammino che doveva accompagnare la rappresentazione di un presepe vivente. Anche questa è evangelizzazione, perché questa gente non sa nulla del cristianesimo… La presenza di un padre, una madre, e dei figli è sempre una novità in certi posti. Il matrimonio cristiano, quando è veramente cristiano, è soprendente.
L’evangelizzazione in Asia è stata uno degli argomenti principali affrontati durante l’Udienza con il Santo Padre dello scorso 5 settembre. Lei poi ha incontrato diverse volte Bergoglio personalmente. Che impressione le ha fatto il Papa da vicino?
Kiko Argüello: Questo Papa mi lascia senza parole: è una persona sorprendente e il suo carisma è geniale. La prima cosa che mi ha detto quando mi ha incontrato è stato: “Che gran lío (pasticcio, casino n.d.r.) che hai combinato nella Chiesa, devi continuare però a farlo”. Nell’udienza privata di settembre, invece, io gli ho detto: “Padre, sono un peccatore” e lui mi ha risposto: “Allora siamo in due, tu ed io”. Poi ha aggiunto: “Coraggio Kiko, tu sei il responsabile di un carisma importante, io rispetto qualsiasi cosa tu decida”. Mi hanno emozionato molto queste parole del Santo Padre, e anche l’amore che sta dimostrando ai più deboli, la sua insistenza ad “uscire” per aiutare e “fare attenzione” ai poveri, ai malati, agli anziani. Dio parla alla Chiesa attraverso questa gente. Inoltre, mi sento molto unito al Santo Padre per il nome, scelto in onore di San Francesco d’Assisi, un santo a cui io sono sempre stato legato. Nelle baracche di Madrid andavo in giro con una Bibbia, una chitarra, l’immagine di Cristo e della Vergine, e il ritratto di San Francesco di Cimabue. San Francesco mi è sempre stato molto vicino, è stato il mio “protettore”, e sono contento che anche il Papa lo abbia scelto come “patrono”. Infine, apprezzo tanto che il Papa stia attaccando il clericalismo e promuovendo il ruolo dei laici nella Chiesa. Io prego per lui, per la sua missione e perché sopporti le critiche che gli vengono rivolte. C’è molta gente, infatti, che si lamenta perché Bergoglio sta “desacralizzando” la figura del Pontefice e via dicendo. Dio lo aiuterà e la Vergine Santissima gli darà forza.
Cosa si aspetta dall’udienza del 1° febbraio?
Kiko Argüello: Spero di poter presentare al Papa l’opera che Dio sta facendo con il Cammino. Perché si tratta di questo: un’opera di Dio, né mia, né di altri uomini. L’udienza sarà poi un’occasione importante perché il Santo Padre possa conoscere da vicino le famiglie in missione, come già è avvenuto con i precedenti Pontefici che hanno inviato nel mondo oltre 1.000 famiglie. Giovanni Paolo II, ad esempio, con noi è stato grande. Quando ero giovane rimasi impressionato, durante un viaggio, dalla realtà della Scandinavia, e un giorno dissi al Papa che questa nazione doveva essere rievangelizzata inviando delle famiglie; lui accordò e propose di erigere lì anche un seminario Redemptoris Mater. Anche Benedetto XVI è stato una figura importante per il Cammino Neocatecumenale ed è stato sempre molto vicino alle famiglie in missione. Il nostro carisma non può separarsi dal Successore di Pietro, non sopravviverebbe…
Al punto 164 della Evangelii Gaudium, Papa Francesco scrive: “Nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o kerygma. Sulla bocca del catechista risuoni sempre il primo annuncio”. Il kerygma è il centro dell’evangelizzazione che il Cammino svolge da anni. Che effetto le ha fatto leggere questi passaggi della Esortazione apostolica?
Kiko Argüello: Mi ha stupito, perché come molti sanno lo scorso anno ho pubblicato un libro intitolato “Il Kerygma”, che è una parola tecnica utilizzata da San Paolo quando annuncia che “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della predicazione”. L’Apostolo lo scrisse in greco e, al posto di “predicazione”, usò proprio questa parola “kerygma”. Il cristianesimo è prima di tutto una notizia, che si realizza quando viene accolta. Ciò che dice il Papa nella Esortazione apostolica - ovvero che il catechista deve annunciare sempre il kerygma - nel Cammino si fa dal principio. Quando visitiamo comunità o incontriamo persone proclamiamo sempre l’amore di Cristo. Perché tutti siamo peccatori e tutti necessitiamo di una constante conversione e dell’annuncio del Vangelo.

17 December, 2013

Questa non è una manifestazione omofoba, ma a difesa della famiglia naturale
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Grande partecipazione, ieri a Crotone, al raduno in piazza per dire "no" a tutte le leggi e le iniziative che depotenziano e alterano il concetto di famiglia, matrimonio e natura
Di Salvatore Cernuzio

ROMA, 13 Dicembre 2013 (Zenit.org) - Nella mentalità corrente manifestare a difesa della famiglia naturale equivale a dichiararsi omofobi. Per questo, al raduno Difendiamo la famiglia naturale! svoltosi ieri a Crotone, l’avvocato Giancarlo Cerrelli ha voluto subito chiarire: “Questa non è una manifestazione omofoba”. Anzi, ha aggiunto, richiamando il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Siamo qui per denunciare ogni violenza, insulto o minaccia alle persone omosessuali ed è giusto che gli omosessuali siano accolti con rispetto, compassione, delicatezza”.
Da qui, però, a favorire matrimoni tra persone dello stesso sesso o adozioni a coppie gay c’è un abisso. Perché la famiglia è un’altra cosa. Punto. E il vicepresidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici italiani lo ha sottolineato con vigore davanti ad una piazza gremita da un migliaio di persone provenienti da 22 associazioni e movimenti cattolici. “La famiglia non è stata creata dallo Stato, ma lo precede” ha detto; essa è frutto perfetto della creatività del Creatore, che “l’ha fondata come istituzione”, e quindi - ha rimarcato Cerrelli - “l’uomo non può distruggerla, ma solo deturparla”.
Ci pensano i mezzi di comunicazione, infatti con fiction e talk show, ad alterare il concetto di famiglia, se non il concetto stesso di natura, i quali – ha osservato l’avvocato – “tendono a fare il lavaggio del cervello, e insegnano che è normale chiudere un matrimonio se non c’è più amore, che sono accettabili i rapporti omosessuali ecc”. Ma ci pensa anche l’ideologia del gender che, dal 1994, con la prima Risoluzione del Parlamento Europeo, ha avviato un processo di demolizione dell’idea di sesso biologico per lasciare il posto a quella di genere, come costrutto sociale e culturale. E ci pensano proposte come quella del Comune di Crotone di approvare il Registro delle Unioni Civili, o il disegno di legge contro l'omofobia e la transfobia all’esame del Parlamento, a predisporre dispositivi tendenti a depotenziare sempre più la famiglia naturale, quella cioè formata da uomo e donna secondo il progetto primordiale di Dio.
Lo ha evidenziato bene l’arcivescovo Domenico Graziani nel messaggio per l’occasione, letto dalla dott.ssa Tiziana Salatino: “Sono in atto strategie che minano l’integrità della famiglia proiettandola in una prospettiva apparentemente più coinvolgente, in realtà tutta ideologica”. Di fronte a questo scenario, allora, cosa fare? Stare a guardare mentre la “dittatura del relativismo”, come la chiamava Benedetto XVI, schiaccia uno ad uno i valori fondanti della vita? Oppure - ha chiesto Cerrelli – aspettare che le future generazioni vedano trasformate in leggi idee come quella proposta via web “da un noto movimento politico”? Ovvero: “Discutere una legge che dia la possibilità agli omosessuali di contrarre matrimonio (o unioni civili), a sposarsi in più di due persone e la possibilità di contrarre matrimonio (o unioni civili) anche tra specie diverse purché consenzienti”.
Papa Francesco nel discorso agli universitari romani lo ha detto esplicitamente: “Non guardate la vita dal balcone, ma vivete le sfide del mondo contemporaneo”. Ben vengano, quindi, iniziative popolari come quella di ieri dove una folla “non anonima” di laici responsabili ha ricordato che una verità c’è ed è quella data dalla “imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo”, come ha detto Cerrelli citando Ratzinger. A dispetto di quel relativismo etico che fa credere che non esista una verità, ma che “tutti abbiano diritto a tutto”.
“Il fine di questo incontro non è di giudicare o non rispettare la dignità di ogni persona”, ha affermato invece la dott.ssa Antonella Cernuzio, in apertura dell’incontro, ma di “prestare la voce ad ogni famiglia di questa città, di questa nazione, di tutte le nazioni della terra, affinché non possano essere promulgate leggi che, non solo non sostengono la famiglia naturale, sminuendone la dignità e i bisogni, ma che addirittura non rispettino la libertà di educare i figli, secondo le proprie tradizioni e il proprio credo”. La manifestazione, ha chiosato dunque l’avvocato Cerrelli, “non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. La nostra azione dovrà quindi proseguire diventando missionari del buon senso. Non dovrà essere accompagnata da slogan semplicistici ma con ragionamenti chiari, fondati antropologicamente”.
Uomini, donne, bambini, anziani, malati dell’Unitalsi, tutti i presenti in piazza hanno applaudito e ascoltato con partecipazione ogni parola proclamata dal palco allestito proprio davanti al Comune cittadino, in particolare le testimonianze di due famiglie del Rinnovamento nello Spirito e del Cammino Neocatecumenale. Hanno poi assistito al video che ha espresso il “Sì alla famiglia” attraverso le più belle parole spese per questa “cellula fondamentale della società”. Dal Maschio e femmina li creò della Genesi, a La famiglia è l'associazione istituita dalla natura per provvedere alle necessità dell'uomo di Aristotele, fino a La famiglia è la patria del cuore di Giuseppe Mazzini. Come pure l’omelia di Benedetto XVI all’Incontro delle famiglie di Milano, e i pensieri dei Beati Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, e di Papa Bergoglio.
A suggellare l’incontro, infine, la fiaccolata fino al Duomo, dove il vescovo Graziani ha accolto il corteo ricordando la responsabilità dei laici nei richiami e nelle sfide del mondo contemporaneo ed esortando ad essere ancora “più audaci” nel difendere la sacra istituzione della famiglia. In questo, ha concluso il presule, ci accompagna la Vergine Maria, “Colei che è Madre bellissima, tutta santa e onnipotente per grazia di Dio”.


Sede Nazionale via Breda 18 Castel Mella (BS) Tel. 030 2583972

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