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17 March, 2014

Giovanardi:
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Il senatore del Nuovo centrodestra afferma che la Cirinnà (Pd) ha svolto la relazione introduttiva del disegno di legge: "Rivoluzione antropologica che scardina i principi della Costituzione"
Di Federico Cenci
ROMA, 14 Marzo 2014 (Zenit.org) - Un testo di legge sulle unioni civili avanza anche in Italia. Lo riferisce Carlo Giovanardi, senatore del Nuovo centrodestra. “Mentre tutti parlano di una delle tante leggi elettorali che si cambiano nel tempo - afferma Giovanardi - martedì 12 marzo in commissione Giustizia al Senato la senatrice del Pd Monica Cirinnà ha svolto la relazione introduttiva del disegno di legge del suo partito che parifica totalmente l’unione civile tra persone dello stesso sesso al matrimonio”.
Il senatore traccia poi gli aspetti principali del disegno di legge. Il testo - spiega Giovanardi - dispone “che la parola ‘matrimonio’ ovunque ricorra nelle leggi, decreti e regolamenti si intenda riferita anche alle ‘unioni civili fra persone dello stesso sesso’ e analogamente questo avvenga per le parole ‘coniuge’, ‘marito’ e ‘moglie’ (art. 3 terzo e quarto comma)”.
“Uniche due eccezioni - continua Giovanardi - sono la scelta di intesa del cognome di uno dei due che si conserva durante lo stato vedovile fino a nuove nozze o al perfezionamento di una nuova unione civile e l’equivoca affermazione che non si applica l’art. 6 della legge 184 che riguarda le adozioni, che però non vengono esplicitamente vietate”. Per l’esponente del Ncd “si tratta di una vera e propria rivoluzione antropologica tesa a scardinare i principi della Costituzione alla quale il Nuovo centrodestra si opporrà con forza e determinazione”.
Alle preoccupazioni di Giovanardi risponde Sergio Lo Giudice, senatore del Partito Democratico e membro della Commissione Giustizia del Senato. “La ‘rivoluzione antropologica’ dell’uguaglianza dei diritti delle coppie dello stesso sesso che tanto ossessiona Giovanardi è già avvenuta in gran parte d’Europa e si chiama estensione del matrimonio civile”.



06 March, 2014

Opuscoli gender nelle scuole- storia di un intrigo
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La "nota di demerito" del Dipartimento per le Pari Opportunità all'Unar, che aveva diffuso opuscoli gender nelle scuole costati 300mila euro di risorse pubbliche. Sarà Scalfarotto il prossimo Sottosegretario ad occuparsene?

Di Federico Cenci
ROMA, 28 Febbraio 2014 (Zenit.org) - Nota di demerito da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità nei confronti di chi vuole introdurre nelle scuole italiane l’ideologia gender. L’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) qualche settimana fa ha iniziato a diffondere degli opuscoli - editi dall’Istituto Beck - i quali, intitolati “Educare alla diversità a scuola”, insegnano agli alunni, dalle primarie alle superiori, che la famiglia naturale è uno stereotipo, che leggere romanzi con protagonisti eterosessuali è una violenza, che la persona religiosa è omofoba.
Benché sulla copertina di questi piccoli volumi vi sia il timbro del Dipartimento per le Pari Opportunità, la settimana scorsa Maria Cecilia Guerra, che alle Pari opportunità aveva ricevuto la delega dall’ex presidente del consiglio Enrico Letta, ha detto di “ignorare l’esistenza di questa ricerca”.
Pertanto, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha inviato “una nota formale di demerito al direttore dell’Unar, Marco De Giorgi”, per la diffusione nelle scuole di materiale mai approvato, sconosciuto al Miur (Ministero dell’Istruzione per l’Università e la Ricerca) e mai conosciuto da chi di dovere.
La Guerra si è giustificata dicendo che “L’Istituto Beck ha prodotto il kit per insegnanti sulla base di un contratto con l’Unar che risale al 2012, ben prima che io esercitassi la delega alle Pari opportunità nel luglio 2013”. L’equivoco, aggiunge la Guerra, è dato dal fatto che l’Unar ha autorizzato la diffusione di questo materiale con il logo della Presidenza del Consiglio - Pari Opportunità “senza che il direttore me ne desse alcuna informazione”.
Per la Guerra “non è accettabile che materiale didattico su questi argomenti sia diffuso tra gli insegnanti da un ufficio del Dipartimento Pari opportunità senza alcun confronto con il Miur”. Del resto, precisa l’ex viceministro, “una materia così sensibile richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio. Questa attenzione, quando si parla a nome delle istituzioni, ricade nella responsabilità delle autorità politiche, che devono però essere messe nella condizione di esercitarla!”.
Pur essendo “convinta che l’educazione alle diversità sia cruciale”, la Guerra ha puntato l’indice verso l’imposizione “di una visione unilaterale del mondo”. Sulla stessa lunghezza d’onda è apparso anche Gabriele Toccafondi, già Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, che ha accusato l’Unar di “voler imporre un’impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione su tutto il mondo educativo”.
Pertanto, ha aggiunto Toccafondi, “Il fatto che gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall’Unar e diffusi nelle scuole senza l’approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende, e senza che il Ministero dell’Istruzione ne sapesse niente, è una cosa grave, chi dirige l’Unar ne tragga le conseguenze”.
Il materiale in questione è stato diffuso dall’Unar ad effetto della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, messa a punto su preciso mandato di Elsa Fornero, ministro del Lavoro del governo Monti. Detta Strategia, che è stata definita nel corso di una tavola rotonda alla quale erano presenti, oltre all’Unar, ben 29 associazioni omosessuali e neanche un rappresentante dei genitori e delle famiglie, è costata 300mila euro di risorse pubbliche. Ma non è finita, secondo un’inchiesta di Avvenire, soltanto nel 2013 l’Unar ha corrisposto quasi 250mila euro ad associazioni legate al mondo e alla cultura Lgbt. Chissà se il nuovo Esecutivo deciderà, finalmente, di destinare i soldi dei contribuenti verso iniziative di maggior interesse pubblico. Non genera ottimismo, tuttavia, la voce secondo la quale al Dipartimento Pari Opportunità sarà nominato Ivan Scalfarotto, relatore della contestata legge sull’omofobia.

16 February, 2014

LA SPAVENTOSA LEGGE SULL’EUTANASIA DEI BAMBINI
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Giovedì 13 febbraio 2014 il parlamento belga ha approvato una spaventosa legge sull’eutanasia infantile: ai medici sarà possibile uccidere bambini sotto i 18 anni in caso di malattia terminale o estrema sofferenza. La legge prevede che la decisione di uccidere il bambino sia presa dai genitori e dai medici curanti. Inoltre, si dispone che il piccolo paziente sia consapevole della situazione e sappia cosa significa sottoporsi all’eutanasia.
Non si può nemmeno immaginare come si senta un bambino che vede i propri genitori disperati a causa della propria sofferenza incurabile. Questa legge rappresenta un caso unico, ma potrebbe costituire un caso esemplare per altri Paesi in Europa per una maggior legalizzazione di questa abominevole pratica; tanto più che in Olanda e Belgio si hanno addirittura casi di impiego non regolamentato e superficiale dell’eutanasia.
Un gruppo di pediatri belgi ha scritto una lettera pubblica, affermando l’inutilità di questa legge, dato che “le cure palliative sono perfettamente in grado di liberare il bambino dal dolore, sia in ospedale che a casa”.
Molti membri dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa provenienti da tutti i gruppi parlamentari, tra cui vari italiani, hanno firmato una dichiarazione scritta, affermando che questa legge “tradisce i bambini più vulnerabili del Belgio” e che “promuove la convinzione inaccettabile secondo cui esistono vite indegne di essere vissute, mettendo a rischio le stesse basi della vita sociale”.
Una bambina al re del Belgio: «Non firmi la legge sull'eutanasia»
Dopo l’approvazione da parte del parlamento belga, ora spetta al re Filippo (che non piace alla massoneria laicista, ndr) firmare questa legge. Secondo la prassi, il re ha la possibilità di rifiutarsi di firmare, anche se si tratta di una possibilità molto remota e che produrrebbe accesi dibattiti. Ciò nonostante, il re Filippo (come suo zio Baldovino, che nel 1990 si rifiutò di firmare la legge che liberalizzava l’aborto) ha la possibilità di agire coraggiosamente in nome della pari dignità di ogni singolo essere umano.


Sede Nazionale via Breda 18 Castel Mella (BS) Tel. 030 2583972

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