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16 April, 2015

La teoria del gender mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con ess
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Durante l'Udienza Generale, papa Francesco esorta alla riscoperta e alla valorizzazione della complementarità tra uomo e donna, creati a immagine e somiglianza di Dio
Di Luca Marcolivio
CITTA' DEL VATICANO, 15 Aprile 2015 (Zenit.org) - Maschio e femmina li creò. Dopo aver toccato, durante le ultime udienze generali, vari aspetti della pastorale familiare, nella catechesi odierna, papa Francesco si è soffermato sul primo fondamento biblico dell’amore familiare: la complementarità tra uomo e donna, i quali “stanno al vertice della creazione divina”.
È la Genesi a ricordarci che “Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine” (cfr. Gen 1,27).
Come per tutti gli altri esseri viventi, Dio determina la differenza sessuale anche per gli umani, tuttavia “solo nell’uomo e nella donna essa porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio”.
Uomo e donna sono “a immagine e somiglianza di Dio” e la Genesi “lo ripete per ben tre volte in due versetti (26-27)”, ha osservato il Papa. Questa somiglianza non è solo riscontrabile nell’uomo e nella donna presi singolarmente, ma anche nell’uomo e nella donna “come coppia”.
Al tempo stesso, la differenza tra maschio e femmina “non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio”.
Questa reciprocità aiuta l’umanità a “crescere armonicamente” e “quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze”, ha detto il Papa.
“Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda - ha proseguito -. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione - nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede - i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna”.
Da parte sua, la “cultura moderna” ha aperto nuovi spazi per la “comprensione di questa differenza”, introducendo però anche “molti dubbi e molto scetticismo”.
Secondo il Santo Padre, ad esempio, la “teoria del gender” è probabilmente anche “espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”.
Il rischio è quello di “fare un passo indietro”, in quanto “la rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione”. Proprio per questo, l’uomo e la donna devono “parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più”, trattandosi “con rispetto” e cooperando “con amicizia”. Queste “basi umane”, sostenute dalla “grazia di Dio”, pongono le basi per “progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita”.
Il matrimonio “è una cosa seria, e lo è per tutti, non solo per i credenti”, ha aggiunto il Papa, esortando quindi “gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta”.
Se l’“alleanza dell’uomo e della donna” fallisce, “inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza” e, in tal senso, “i segnali sono già preoccupanti e li vediamo”, ha affermato Bergoglio.
A questo proposito, il Papa ha puntualizzato la necessità che “la donna non solo sia più ascoltata, ma che la sua voce abbia un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta, nella società e nella Chiesa”, sulla scia della considerazione che Gesù ha delle donne nel Vangelo.
Una seconda riflessione, Francesco l’ha dedicata al “tema dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio”, chiedendosi se la crisi di fede odierna, che spesso degenera nel “cinismo”, non sia anche “connessa alla crisi dell’alleanza tra uomo e donna”.
È proprio la Genesi a ricordarci che “la comunione con Dio si riflette nella comunione della coppia umana e la perdita della fiducia nel Padre celeste genera divisione e conflitto tra uomo e donna”.
È in questo contesto che emerge con più forza la responsabilità della Chiesa nel far “riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio anche nell’alleanza tra l’uomo e la donna”, ha sottolineato il Santo Padre.
“La terra si riempie di armonia e di fiducia quando l’alleanza tra l’uomo e la donna è vissuta nel bene. E se l’uomo e la donna la cercano insieme tra loro e con Dio, senza dubbio la trovano”, ha poi concluso.

18 March, 2015

Caffarra: Togliere dalla famiglia la cataratta delle ideologie
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Aprendo il convegno alla Santa Croce in vista del Sinodo, l'arcivescovo di Bologna invita a "tornare alla vita vera" e riscoprire la bellezza di matrimonio e famiglia

ROMA, 12 Marzo 2015 (Zenit.org) - La nostra società ha bisogno di riscoprire la bellezza del matrimonio e della famiglia, togliendo dagli occhi “la cataratta delle ideologie” che impedisce di vedere la realtà. Lo ha detto oggi il Cardinale Arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, aprendo i lavori del convegno Matrimonio e famiglia. La questione antropologica e l'evangelizzazione della famiglia, organizzato dalla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce.
Il superamento dei tentativi di “colonizzazione ideologica” della famiglia, come sono stati definiti da Papa Francesco, accanto alla riscoperta della “teologia del corpo e della sessualità” sono due elementi da cui ripartire per una vera riscoperta del "Vangelo della famiglia", come si propone di fare il Sinodo dei Vescovi di ottobre. Per l'Arcivescovo di Bologna, va ripresa quella "teologia del corpo e della sessualità" presente nel magistero di San Giovanni Paolo II, in modo da generare un nuovo impegno educativo in tutta la Chiesa.
Durante il convegno si è evidenziato come la famiglia non sia un mondo isolato dal resto della vita: c’è bisogno di umanizzare tutti gli ambiti dell’esistenza, tra cui il lavoro e l’economia. In questo senso si è risaltata l’importanza dell’approccio pastorale di Papa Francesco nel voler ridare dignità a tutte le vittime degli egoismi, come ha sintetizzato la prof. Carla Rossi-Espagnet.
Al convegno sono state presentate alcune iniziative concrete, già applicate in diverse diocesi italiane, che hanno dato frutto sia nell'ambito della preparazione al matrimonio che nell'accompagnamento delle giovani coppie e dell'educazione dei figli e la mediazione famigliare.
L'esperienza raccontata dai coniugi Patrizio e Daniela Romano (Far-Famiglia) si è concentrata su come l’educazione dei figli aiuta alla coesione della famiglia. Nell’ambito della formazione delle giovani coppie, i coniugi Claudio e Laura Gentili (Betania) hanno descritto il paradosso di come “è nel momento della delusione che si apre la possibilità d’imparare ad amare veramente l’altro, con la sua storia”.
Da parte sua, Bruno Roma ha parlato dell’esperienza della mediazione come via per la riconciliazione degli sposi. Si tratta di un progetto che ha già sperimentato un 40% di casi di riconciliazione stabilmente risolti. Questo si avvale dell'esperienza di coppie "salde nei valori, collaudate nella loro vita matrimoniale" che accompagnano quelle in difficoltà con grande capacità di ascolto, empatia, umiltà e disponibilità.
Nella stessa linea di tornare alla concretezza dell’uomo, si sente il bisogno di ripensare il "diritto di famiglia", togliendo quella "artificiosità" introdotta nelle diverse legislazioni degli Stati, che in questo modo finiscono per "determinare" la realtà. In fondo, come ha affermato il professore irlandese Paul O’Callaghan, "lo Stato, e con esso gli altri organismi governativi, semplicemente non sono in grado di gestire l'amore. Solo la famiglia lo può fare, e perciò merita l'appoggio dello Stato".
Non esistono né sono mai esistite le “famiglie ideali”. Piuttosto, in tale contesto, la distinzione è tra le coppie che mantengono la speranza di poter portare avanti la loro famiglia, e coloro che gettano la spugna. Vivere con sano realismo, porta ad avere consapevolezza che "l'amore ha bisogno di tempo e spazio per crescere e consolidarsi". Da una prospettiva cristiana, inoltre, c’è la consapevolezza che "l'abbondanza di grazia divina che la Chiesa promette ai suoi figli non agisce in modo astratto o simbolico ma in maniera molto reale, nel cuore stesso della vita umana".
In diversi momenti si è riaffermato come, soprattutto davanti a situazioni difficili, sia necessario trovare il modo di far percepire la Chiesa come un “medico misericordioso, interessato alla salute del paziente, e non come qualcuno semplicemente attento a custodire un ordine formale”.
Altri interventi hanno evidenziato aspetti specifici dell'istituzione matrimoniale, come l'indissolubilità, la condizione sessuata, fede e verità consensuale. Accanto a questioni teoriche e di fondo non sono mancate le osservazioni più immediate centrate sulla convenienza di avere un sano spirito critico: “Le coppie – hanno osservato i coniugi Gentili – devono imparare a decodificare il loro tempo, i messaggi da cui sono bombardate, oltre che i loro modelli familiari e il pensiero della Chiesa sul matrimonio”.

06 March, 2015

Cammino Neocatecumenale: domani il Papa invia 31 missio ad gentes
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Formate da 200 nuclei familiari con 600 figli, le missio andranno in ogni angolo del mondo. Kiko Argüello: "Un evento di nuova evangelizzazione"

ROMA, 05 Marzo 2015 (Zenit.org) - Nel corso dell'Udienza di domani con il Cammino Neocatecumenale, in Aula Paolo VI, Papa Francesco invierà 31 nuove missio ad gentes, formate da 200 famiglie con 600 figli. Di queste, 16 saranno mandate in Europa, 4 in America, 9 in Asia e 2 in Oceania. Ognuna di esse è costituita da un presbitero e da tre o quattro famiglie con numerosi figli, anche grandi, che faranno presente una comunità cristiana. Sono famiglie, queste, che hanno percorso per molti anni un itinerario neocatecumenale di riscoperta del battesimo.
Le missio ad gentes sono chiamate dai vescovi per fare una implantatio ecclesiae in zone dove la Chiesa non esiste o non è più in grado di raggiungere le persone. Il vescovo dà una missio al presbitero, gli affida una zona normalmente secolarizzata e le facoltà per battezzare, sposare, dare i sacramenti, celebrare la eucarestia etc. Il vescovo fa anche un contratto con i responsabili del Cammino Neocatecumenale che gli garantiscono la presenza di queste famiglie e si responsabilizzano di esse in modo che non siano un peso per la diocesi.
Dietro ognuna di queste famiglie c’è una comunità cristiana, che è quella della loro parrocchia di origine che la aiuta, paga i viaggi, sta in contatto con loro di modo che la comunità è coinvolta nell’evangelizzazione; se questa famiglia non trova lavoro, la comunità li aiuta fino a che non lo trovino.
Per cominciare la missione, queste famiglie cercano un locale dove riunirsi e formare la comunità, si mettono poi in cerca di un lavoro, di un posto dove abitare e i figli iniziano a studiare nella scuola. Questi, con il passare del tempo, invitano nelle loro case i compagni di scuola e gli amici, che restano sorpresi di vedere una famiglia cristiana. La maggioranza dei genitori di questi ragazzi sono separati, per cui si sorprendono nel vedere una famiglia numerosa, con il padre e la madre insieme. Anche i genitori entrano in contatto con vicini e conoscenti.
Ogni settimana le famiglie escono per strada a cantare con le chitarre e svolgono una missione in un luogo pubblico dove conoscono altre persone. Dopo un certo tempo si invitano le persone conosciute ad ascoltare una catechesi. Molte erano persone che avevano lasciato la Chiesa; altri non sono battezzati, e intraprendono il Cammino Neocatecumenale come itinerario di preparazione al battesimo. Tutte le missio ad gentes hanno già fatto una o più comunità di pagani.
"Oggi ci troviamo di fronte a un cambio d’epoca", sottolinea Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, spiegando cosa sono le missio ad gentes. "C’è stato un periodo - dice - in cui la prima evangelizzazione l’hanno fatta i vescovi itineranti come Paolo e Barnaba. La seconda evangelizzazione l’hanno fatta i monaci, san Bonifacio, San Colombano, San Benedetto. Dopo passiamo dal medio evo e da un regime feudale a un regime borghese: dove appaiono le città, la borghesia, il denaro. Il padre di San Francesco, Bernardone era ricchissimo, e commerciava con la Francia. Ma di fronte a un cambio d’epoca Dio suscita dei carismi per rispondere a questa situazione: gli ordini mendicanti, perché la Chiesa ha il pericolo di istallarsi. E allora Dio ispira san Francesco che va scalzo, senza soldi e San Domenico di Guzman. Dopo gli ordini mendicanti arriviamo a un altro cambio di epoca che è il momento di Trento e del luteranesimo, il passaggio alla modernità, la scoperta dell’America: si mette l’uomo al centro di tutto, una rivoluzione di mentalità e di filosofia. E Dio suscita altri carismi come i gesuiti".
"Dopo la rivoluzione francese in Francia - spiega ancora Kiko - sorgono tanti ordini religiosi che evangelizzano tutto il mondo. Anche adesso ci troviamo di fronte a un altro cambio di epoca, ma c’è una novità: tocca ai laici, alle famiglie evangelizzare, però non come una trovata o un’idea, ma come una necessità. Perché molta gente non è più religiosa. Questo cambio di epoca è stato preceduto da due guerre mondiali, sessanta milioni di morti, che hanno provocato un grande nihilismo, e poi le nuove filosofie atee: tutta una situazione per la quale l’uomo si è a poco a poco secolarizzato".
"Di fronte a questa situazione, Giovanni Paolo II nel Simposio dei Vescovi Europei nel 1985 disse che bisognava ritornare al primissimo modello apostolico", ricorda l'iniziatore del Cammino. "I primi cristiani quando dovettero uscire dalle sinagoghe si riunirono nelle case per ricevere l'istruzione dagli Apostoli, per la frazione del pane e per le preghiere, come leggiamo negli Atti degli Apostoli. Questo, pensiamo, forma parte del primissimo modello apostolico. Cosi queste missio ad gentes, seguendo quanto ha detto San Giovanni Paolo II, si riuniscono nelle case in mezzo ai non battezzati".
"Gesù cristo nel Vangelo dice amatevi come io vi ho amato. Qui c’è un punto sorprendente per il mondo. Cristo ha dato la vita per noi quando eravamo i suoi nemici. Ecco, qui c’è una qualità dell’amore nuova, l’amore al nemico, cosa che normalmente non si vede da nessuna parte perché la preoccupazione della giustizia, o, piuttosto, di come noi comprendiamo la giustizia, ci impedisce di amare il nemico. Sartre diceva, l’altro è l’inferno".
"Oggi in tante nazioni moderne la gente vive sola. I rapporti con l’altro sono sempre più difficili. Il 78% delle persone in Scandinavia vive sola dopo avere passato per cinque o sei esperienze, finiscono soli, dove si vede la difficoltà di relazionarsi nell’amore. Così questa gente è sorpresa delle relazioni di amore che vedono in queste famiglie".
"Amatevi come io vi ho amato, in questo amore conosceranno, i pagani che vi attorniano, che siete discepoli di Gesù Cristo. E aggiunge anche: se siete perfettamente uno il mondo crederà, cioè se questa vostra relazione arriva ad una unità come quella che ha la Santissima Trinità, il Padre ed il Figlio perfettamente uno nello Spirito Santo, il mondo crederà. Ma chi fa questa unità? Lo Spirito Santo che viene dato a noi e quando lo Spirito Santo scende in un cristiano, questa unità della Trinità si visibilizza e appare il miracolo morale, appare la Chiesa come sacramento di salvezza per il mondo".
Quindi, "facendo missio ad gentes in mezzo a tanta gente lontana dalla Chiesa, presentiamo questa realtà che è la Chiesa nell’amore della Santissima Trinità", sottolinea Argüello. Ciò si realizza attraverso "famiglie formate, che hanno avuto 14, 17, 20 anni di cammino, famiglie cristiane, che possono presentare che cosa sia la Chiesa oggi".
"Anche l’evangelizzazione della Cina e dell’Asia, che stiamo portando avanti, passa per queste famiglie", dice Kiko. "Oggi - aggiunge - assistiamo alla enorme quantità di suicidi, alla crisi della relazione della famiglia, ogni quattro minuti si rompe un matrimonio in Italia e in Spagna. La crisi della relazione che distrugge tante famiglie fa sì che la relazione d’amore di queste famiglie cristiane sia una notizia, un evento di nuova evangelizzazione".
Allora quello che fa il Cammino è "mostrare questa nuova relazione di amore". Perché, conclude Kiko, "tutti gli uomini desiderano amare, desiderano essere amati. C’è tanta gente che si sucida perché sono molti anni che non amano nessuno. È difficile vivere senza amore, se non ti senti amato da nessuno la vita senza amore è un inferno. Ecco che il mondo ci attende".
Le prime missio ad gentes vennero inviate da Benedetto XVI e poi da Papa Francesco. In totale vi sono 96 missio ad gentes, delle quali 58 in Europa, 9 in America, 25 in Asia, 1 in Africa e 3 in Oceania, per un totale di 487 famiglie con 2087 figli. Il numero delle comunità neocatecumenali nel mondo è invece di circa 21.000 in 124 nazioni, per un totale di circa un milione di persone. Mentre i Seminari missionari diocesani Redemptoris Mater sono adesso 103, di cui il primo è quello formato a Roma nel 1987 da Giovanni Paolo II. In totale da questi seminari sono stati ordinati oltre 2.000 presbiteri e i seminaristi attualmente in formazione sono oltre 2.200. Le prime famiglie in missione vennero inviate da Giovanni Paolo II nel 1985 e attualmente le famiglie in missione in tutti i continenti sono oltre 1.100 con 4.600 figli.


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