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20 May, 2015

Bocelli: “Sono qui grazie a mia madre che non volle abortirmi”
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Il celebre tenore racconta la storia della sua nascita, in occasione della presentazione del progetto musicale Il grande mistero. Il Vangelo della famiglia, scuola di umanità per i nostri tempi

Nell’ambito della presentazione del progetto musicale Il grande mistero. Il Vangelo della famiglia, scuola di umanità per i nostri tempi, una serie di concerti in varie città europee, presentato stamattina presso la Sala Stampa della Santa Sede, l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, ha dichiarato che il tenore Andrea Bocelli diventerà l’ambasciatore della famiglia per le strade d’Europa.
Bocelli è il più celebre compositore e cantante italiano, di fama internazionale, con oltre 70 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. È nato ipovedente e, a 12 anni, a causa di un glaucoma, ha definitivamente perduto la vista. Si è laureato in giurisprudenza, è stato vincitore del Festival di Sanremo nel 1994 e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.
In occasione della conferenza stampa di oggi, ZENIT ha domandato al maestro Bocelli se fosse vero che sua madre avesse rifiutato la proposta di un medico di interrompere la sua gravidanza mentre era in attesa del piccolo Andrea.
Bocelli ha replicato: “È vero, c’è un video che ha girato molto su Internet e per il quale sono stato anche sommerso di domande e talvolta insultato, perché, a loro dire, ognuno la pensa a modo suo. Io non ho mai parlato contro nulla, quando mi capita, sono solito farlo a favore di qualcosa. In questo caso, con questa storia, mi schiero a favore della vita.
Il cantante ha aggiunto che sua madre gli ha detto che “quando mi aspettava ebbe dei problemi di salute – non ricordo se appendicite o altro – e in ospedale le applicarono dei ghiaccioli sul corpo. Quindi il medico le consigliò di interrompere la gravidanza”. L’artista ha poi aggiunto: “Se mia madre lo avesse fatto non staremmo qui a parlare”. E ha concluso: “Questo è quanto è successo, e se si vuole dar credito sul serio a quanto mi disse mia madre”.
Durante la presentazione Bocelli ha anche sottolineato il grande successo del suo album di musica sacra. E ha aggiunto di aver dovuto insistere con il produttore, il quale temeva che sarebbe stato un clamoroso fiasco e che al massimo se ne sarebbero vendute una decina di copie, compresa quella acquistata da sua madre. “È stato il disco più venduto, con 5 milioni di copie, dimostrando così il grande interesse del pubblico per la musica sacra”.
Il Vangelo della famiglia, scuola di umanità per i nostri tempi, prodotto dalla City Sounds & Events, inizia il suo programma il prossimo 28 maggio, nella Basilica della Sagrada Familia di Barcellona: da qui la partecipazione alla conferenza stampa del cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo del capoluogo catalano. Nel corso della performance saranno eseguite musiche di Handel, Schubert, Frank, Mozart, Massenet Thaïs, Stradella, Gounod, Verdi, Caccini, Rossini e Morricone.



14 May, 2015

Cammino Neocatecumenale: 120 rabbini alla Domus Galilaeae in dialogo con vescovi e cardinali
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Concluso giovedì in Israele l'incontro internazionale, guidato da Kiko Argüello, per il 50° anniversario della Nostra Aetate. Il Papa: "Spero che l'incontro rafforzi i vincoli di fraternità che condividete"

Città del Vaticano, 09 Maggio 2015 (ZENIT.org)
È stato un evento senza precedenti quello che si è svolto dal 4 al 7 maggio nella Domus Galilaeae, in Israele. Nella "casa" di spiritualità gestita dal Cammino Neocatecumenale sul Monte delle Beatitudini, 120 rabbini da tutto il mondo, 7 Cardinali e 20 Vescovi si sono ritrovati fianco a fianco a danzare, cantare insieme lo Shema, ascoltare una parola e rinforzare i reciproci rapporti.
L'occasione è stato il primo incontro internazionale che il Cammino Neocatecumenale, guidato da Kiko Argüello, ha voluto organizzare in occasione del 50° anniversario della Nostra Aetate e in ricordo del 70° anniversario della fine della Shoah. L'iniziativa ha ricevuto l'incoraggiamento della Santa Sede e lo stesso Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza attraverso un messaggio in cui ha esortato i due popoli a proseguire sulla via della ritrovata fraternità.
“Porgo i miei saluti a tutti voi che partecipate a questo incontro, e vi assicuro della mia vicinanza spirituale. Spero che il vostro incontro sarà un’occasione per rafforzare i vincoli di fraternità che condividete, e per approfondire il vostro impegno per far conoscere il grido degli innocenti attraverso il linguaggio della musica", ha scritto il Pontefice.
Proprio la musica è stata il fulcro del grande raduno, con l’esecuzione de “La sofferenza degli Innocenti”, la Sinfonia composta da Argüello nel 2012, con la quale l'iniziatore del Cammino ha voluto trasformare in note le lacrime e le grida di dolore del popolo ebraico che ha visto morire i propri figli nell'Olocausto, attraverso il parallelo con Maria dolente ai piedi della croce. Kiko ha parlato infatti della composizione come di "un atto di amore e di riconciliazione" con gli ebrei, i quali, a loro volta, hanno apprezzato questa mano tesa dal Cammino rispondendo sempre con entusiasmo.
Lo dimostravano le oltre 15.000 persone presenti al concerto sinfonico-catechetico eseguito davanti alla "porta della morte" di Auschwitz nel giugno 2013, durante il quale il rabbino David Rosen aveva affermato: "Questo è il giorno della riscoperta della nostra fraternità”. Ancor prima il Cammino Neocatecumenale aveva presentato l'opera sinfonica nel 2012 a Boston e poi nel prestigioso Lincoln Center di New York di fronte a 3000 ebrei e decine di rabbini.
Quindi è stata riproposta nella convivenza di questi giorni, eseguita dal Coro e dall'Orchestra del Cammino Neocatecumenale, in una celebrazione presieduta dal cardinale Pell, davanti ad un pubblico che si è detto commosso e più volte ha manifestato la sua emozione sia nel ricordare le vittime della Shoah, sia nel vedere qualcuno in grado di comprendere la propria viscerale sofferenza.
Anche il Papa, nel proseguio del messaggio, ha scritto: "Unito a voi prego il Signore che ascolti questo grido e che guarisca le afflizioni di tutti quelli che soffrono. Così anche io prego che i cuori siano aperti all’invocazione degli innocenti in tutto il mondo".
Oltre ai rabbini e ai cardinali - tra cui: Pell, Rylko, Schönborn, Toppo, Cordes, Yeom Soo-jung e Romeo - erano presenti diverse personalità del mondo accademico, dell’arte e della cultura di entrambe le confessioni religiose, insieme naturalmente a numerosi catechisti itineranti dell'itinerario neocatecumenale e presbiteri. In totale erano circa 400 persone.
Chi ha partecipato afferma di essersi trovato "in qualcosa più grande di noi" e lo stesso Kiko ha detto che i frutti della convivenza sono stati "superiori alle nostre aspettative". Non da meno i rabbini presenti, che hanno redatto un comunicato finale per ringraziare pubblicamente il Cammino per i quattro giorni di incontro e confronto.
Tutti i capi ebraici sono venuti alla Domus Galilaeae ad occhi chiusi, senza aver ricevuto prima un programma e senza capire cosa, di fatto, sarebbe successo nel raduno. La fiducia è stata ripagata: nell’ultimo giorno, nel descrivere la loro esperienza dell'incontro, si sono detti sorpresi di riconoscere la presenza di Dio in una comunione così meravigliosa. “È stato un incontro storico. Mai nell’ebraismo avevamo riunito tanti rabbini di tutte le diverse espressioni: ortodossi, conservatori, riformati, ricostruzionisti...”, si legge nella nota.

A colpirli in modo particolare, oltre alla fraternità vissuta con vescovi, cardinali, sacerdoti, anche la testimonianza delle famiglie neocatecumenali, specie quelle missionarie. “Siamo rimasti impressionati di come, nel Cammino Neocatecumenale, si sta trasmettendo la fede ai figli, si stanno ricostruendo le famiglie e i fedeli giungono alla conoscenza delle Scritture e delle radici del Cristianesimo: da tutto ciò è nato un grande rispetto e amore per il popolo ebraico”, scrivono i rabbini.
Durante i giorni dell'incontro sono state poi poste in luce alcune sfide comuni, affrontate anche attraverso il reciproco scambio di opinioni in questionari. I temi sono stati: la missione salvifica del popolo ebraico e della Chiesa Cattolica nel mondo di oggi; la trasmissione della fede alle prossime generazioni; il contrasto tra l’antropologia giudeo-cristiana e le antropologie basate sulla premessa della negazione di Dio; il riemergere dell’antisemitismo e del fondamentalismo xenofobo.
"Abbiamo espresso - scrivono i rabbini - il nostro comune impegno per la presenza di Dio nel mondo e il nostro comune desiderio di impegnarci nel tikkum olam, nel riparare il mondo, per tutta l’umanità, includendo la crescente preoccupazione per la sofferenza dei poveri, un maggiore rispetto per l’ambiente e per il rafforzamento della famiglia”. E aggiungono: “Riflettendo sulla Nostra Aetate e sull’enorme cambiamento che ha promosso sono state evidenziate grandi opportunità e sfide”.
Kiko, poi, ha raccontato la sua esperienza, a partire dal suo incontro con Cristo e dalla prima evangelizzazione nelle baracche alla periferia di Madrid. Anche i cardinali Toppo e Schönborn hanno preso parola, il primo per commentare questo evento unico che "dà inizio ad una nuova epoca", il secondo per rimarcare che, tante volte nella storia, la Chiesa non ha saputo stare vicina al popolo ebraico, ma che con la Nostra Aetate sono stati fatti tanti passi avanti in tal senso.
Insomma questo incontro è stato "un vero miracolo", come ha affermato più di qualcuno tra i presenti alla Domus. Oltre alle catechesi, alla preghiera e ai questionari, la comunione tra i partecipanti si è manifestata anche in momenti come il pranzo e la cena - tutti con cucina kosher - o nelle pause dove ognuno era interessato a presentarsi e conoscere la storia dell'altro.
Scrivono infatti i rabbini: "È avvenuto un immenso cambiamento rispetto ai pregiudizi e alle divisioni del passato e tale evento fa presagire una nuova relazione tra Ebraismo e Cristianesimo”. E c'è stato anche chi ha ipotizzato di ripetere l'iniziativa il prossimo anno per proseguire su questo cammino di avvicinamento e comunione.


09 May, 2015

AAA famiglia cercasi...
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Nonostante l'introduzione del "divorzio breve", il matrimonio rimane un tesoro da custodire

ROMA, 28 Aprile 2015 (Zenit.org) - Dopo oltre quarant'anni l'Italia mette in atto una svolta sul divorzio. Dopo battaglie, ostracismi, rinvii, si accorciano i tempi per chi vorrà porre fine al proprio matrimonio.
I giornali passano la notizia come una conquista di civiltà e alla Camera dei Deputati si è registrato un forte consenso (398 "sì", 28 "no" e 6 astenuti).
Così anche l’Italia, avrà il suo divorzio “breve”, pressoché “all’americana”. Il che significa che non saranno più necessari tre anni per dividersi e per dirsi addio, come previsto dalla riforma della legge Fortuna-Baslini, ma soltanto sei mesi, se la separazione è consensuale; al massimo un anno se si decide di ricorrere al giudice.
Anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un tweet sigla l’evento con queste parole: “Un altro impegno mantenuto. Avanti, è la #voltabuona”, quasi una tappa di progresso civile.
Sarà proprio un bene sociale tutto ciò? Saranno tutelati i diritti dei figli con queste “celerità” e agevolazioni? A parole, tutti i politici affermano di voler difendere la famiglia ma purtroppo si legifera in senso esattamente contrario come dimostra questa riforma e qualche deputato fa notare il pericolo che i tempi brevi possano intaccare la stabilità della famiglia.
La rimeditazione e la riflessione che erano prima previste, consentivano di rivedere alcune posizioni e sono stati molti i casi in cui sono stati recuperati con successo alcuni matrimoni dichiarati “falliti”.
Nel mondo associativo e giuridico numerosi sono i commenti contrari alla nuova normativa, ma tutto passa sotto silenzio, perché prevale la voce della massa e del facile comodo, restando incapaci a guardare oltre il proprio soggettivo interesse a scapito degli interessi dei minori e della famiglia, “valore che genera ‘bene comune’.
Con la norma sul divorzio lampo, i coniugi, anche in assenza di un periodo di separazione, potranno mettere ufficialmente fine al matrimonio con ricorso congiunto all'autorità giudiziaria competente, in assenza di figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o figli con meno di 26 anni economicamente non autosufficienti.
Nel 1800, il Codice di Napoleone consentiva di sciogliere i matrimoni civili (anche se serviva il consenso dei genitori e dei nonni). Con l'Italia unita, il divorzio rimase un tabù: nel 1902 non fu approvata una direttiva del governo Zanardelli che prevedeva il divorzio solamente in caso di adulterio, lesioni al coniuge, condanne gravi. Nella seconda metà degli anni Sessanta riprese la battaglia in nome del divorzio: con il progetto di legge del socialista Loris Fortuna, le manifestazioni dei radicali, la Lega italiana per l'istituzione del divorzio.
Così si arriva alla svolta nel dicembre 1970, quando radicali, socialisti, comunisti, liberali e repubblicani approvarono la legge; contrari la Dc e il Msi; ma anche allora la strada fu tortuosa. L'Italia cattolica, anti-divorzista, chiese il referendum: il 12 maggio 1974, l'87,7% degli italiani andò al voto per scegliere se abrogare o no la legge Fortuna-Baslini; grazie a quasi il 60% dei no, il divorzio restò in vigore. Con la riforma nel 1987 i tempi del divorzio passano da cinque a tre anni. Oggi, l’ulteriore grande passo, in attesa del divorzio immediato, stralciato dal disegno di legge e del riconoscimento degli altri diritti civili che l'Italia ancora aspetta.
Papa Francesco, nelle recenti udienze generali in Piazza San Pietro a Roma, ha proseguito la catechesi sulla famiglia a partire dal tema «maschio e femmina li creò». La creazione della donna, motivata dal fatto che “non è bene che l’uomo sia solo” diventa completamento e pienezza che dà origine alla vita e alla famiglia nella reciprocità e complementarietà dei sessi, che non va affatto intesa come una subordinazione o superiorità di uno dei due sull’altro.
Il venir meno di una “alleanza stabile e generativa” tra i due sessi è “certamente una perdita per tutti”, pertanto, ha esortato il Papa, “dobbiamo riportare in onore il matrimonio e la famiglia”.
La Bibbia, dice il Papa, raccomanda all’uomo di “lasciare qualcosa” d’importante e persino “suo padre e sua madre”, per trovare “pienamente” la donna. “L’uomo è tutto per la donna e la donna è tutta per l’uomo”, ha commentato Papa Francesco e questo essere “tutto” implica di restare uniti per sempre.
Il divorzio facile e “breve” non farà certamente bene al futuro delle nuove generazioni che resteranno prive di modelli e di esempi da imitare e cresceranno “deboli” verso i principi di fedeltà agli impegni assunti e saranno ancor più “fragili vasi di creta” costretti a viaggiare insieme a vasi di ferro colmi di consumismo e di solitudine.
Il “senso della fede”,quasi in “istinto spirituale” che permette di “sentire cum Ecclesia”, non potrà essere sopraffatto da indagini sociologiche o da opinioni maggioritarie. Il matrimonio è un tesoro da custodire, sempre.


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